A Pontremoli è stata condizionata dall’agibilità limitata ai soli 99 posti della platea del teatro
Non si può dire che sia stata una stagione teatrale facile, quella vissuta tra gennaio e marzo al teatro della Rosa. Perché, al di là della qualità degli spettacoli, hanno indubbiamente pesato le problematiche del settecentesco edificio che ancora non possiede tutta la documentazione inerente le norme antincendio e per questo motivo ad ogni spettacolo non poteva essere presenti nello stabile più di 99 persone e permettendo solo l’accesso alla platea.
Peccato perché comunque i sei spettacoli erano sicuramente di buon livello e con un cast di attori oltre che famosi anche bravi. A partire da un classico del teatro italiano “La locandiera” di Luca Goldoni posta sulla scena con eleganza da Amanda Sandrelli al fianco di Alex Cendron. Una donna era al centro anche della seconda rappresentazione ma, in questo caso, la tematica era davvero più drammatica ed intensa.
È stata molto brava Lucrezia Guidone a portare in scena con una composta sobrietà “La signorina Else”, tragedia di Arthur Schnitzler incentrata sul battito tumultuante dei pensieri che si affollano e scontrano nella mente di Else, un dramma che opera una spietata radiografia di una società corrotta proprio nel nucleo familiare.
Si è tornati poi ai “classici” anche se in questo caso non pensati per il teatro. Ed invece si è dimostrato adatto alla dimensione del palcoscenico “I promessi di sposi” di Alessandro Manzoni riadattato dal regista Michele Sinisi che ha centrato la sua rilettura del capolavoro manzoniano sulla tematica della provvidenza, che ci rivela l’antica necessità di vivere insieme, ma ciascuno nella propria diversità, emancipandoci così dalle nostre paure.
Da un classico letterario ad un classico cinematografico con la commedia “Parenti Serpenti” resa celebre dal film di Mario Monicelli. Un Lello Arena mattatore ha guidato gli spettatori in un Natale a casa degli anziani genitori in cui la festa si trasforma in tragicomico spaccato di vita familiare.
Non poteva mancare la musica con “Piccolo come le stelle” un affascinante viaggio nella musica di Giacomo Puccini rileggendola attraverso le riflessioni che lo stesso compositore lucchese ne faceva nelle sue lettere autobiografiche.
Ha chiuso la stagione Giobbe Covatta col suo “Scoop”. Uno spettacolo che si apriva con una domanda: “Esistono razze superiori o razze inferiori?”. Per rispondere, il comico ha presentato una serie di sgangherate e divertenti interviste ad eminenti personaggi – da Dio a Dante Alighieri, passando per Giacomo Casanova e D’Artagnan – per concludere che, a prescindere da colore della pelle e tratti somatici, il maschio è una razza inferiore mentre l’unica razza superiore è la femmina.
Insomma una stagione teatrale di alto livello che avrebbe indubbiamente avuto bisogno di un teatro in grado di poterla accogliere in maniera adeguata. L’augurio è che con la prossima stagione il teatro possa tornare ad essere nuovamente completamente disponibile e che la Rosa torni quindi a rifiorire. (r.s.)