Venite in disparte e riposatevi

Domenica 21 luglio – XVI del Tempo Ordinario
(Ger 23,1-6; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34)

Gli apostoli riferiscono a Gesù con soddisfazione i risultati della loro prima missione, perché “scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”, e Gesù li invita a un meritato riposo, secondo lo stile biblico.
Tra tutte le letterature antiche solo nella legge di Mosè è previsto un tempo di riposo: “Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo” (Es 23,12), e nel racconto della creazione è rimarcato: “Dio consacrò il settimo giorno perché in esso aveva cessato da ogni lavoro” (Gen 2,3).
1. Non avevano neanche il tempo di mangiare. L’invito al riposo e al silenzio non significa invito a far niente, ma piuttosto a stare in compagnia di Gesù per ascoltare con calma la sua voce prima di agire.
Il silenzio consente di mettersi in ascolto della parola di Dio, di intrecciare un dialogo sereno con la propria coscienza, di avere propri spazi di libertà per non essere travolti dal rullo compressore del pensiero unico dominante. Nel silenzio prendiamo coscienza dei nostri limiti, sempre più grandi di quanto noi immaginiamo e di quanto sembriamo agli altri.
Uno degli elogi più belli che sant’Ignazio di Antiochia fa al vescovo dei Filadelfi riguarda proprio il silenzio: “Del vostro vescovo mi ha colpito l’equità; il suo silenzio ha più forza di quelli che dicono cose vane” (Filad., 1,1).
2. Venite in disparte, voi soli. Gesù ha cura dei suoi amici, non li manda allo sbaraglio, anzi promette loro assistenza durante il ministero e provvede anche al loro meritato riposo. Gli operai del vangelo non sono robot che devono produrre in continuazione, non sono ricompensati in base al rendimento.
Il modo di agire di Gesù avrebbe tante cose da insegnare alla pedagogia moderna, secondo la quale bisogna inculcare tutto nei nostri giovani affinché si comportino secondo il nostro modello di adulti.
Certamente nella vita tutto serve, ma noi abbiamo privato i nostri ragazzi della libertà, della creatività, della possibilità di giocare. Tutto nella loro vita è già programmato in base agli interessi degli adulti, ma le persone in genere e i giovani in particolare non sono “vasi da riempire”, ma “fiaccole da accendere” (Plutarco).
3. Erano come pecore che non hanno pastore. Gesù parte con il gruppo dei Dodici per un luogo deserto, ma all’arrivo incontra di nuovo la folla, e quindi la preoccupazione per il riposo dei discepoli cede il passo alla compassione per la “grande folla”, perché “erano come pecore che non hanno pastore”. Nella sua saggia pedagogia, prima di provvedere al pane necessario, Gesù “si mise a insegnare loro molte cose”.
Chi è saggio, sa anche misurare riposo e attività, perché “l’amore per la verità esige un giusto riposo, ma la necessità della carità richiede un giusto impegno” (Sant’Agost.), e “a volte si può tralasciare l’opera buona [la preghiera] per soccorrere chi è nel bisogno” (Imitaz. di Cristo).

† Alberto