Serve a poco l’inasprimento delle leggi
Foto: ANSA / SIR

Le considerazioni che stiamo per esporre sconfinano – ed è inevitabile che ciò accada – nell’ambito del confronto politico, ma, se si riflette bene, riguardano piuttosto o almeno prima il modo di leggere gli avvenimenti e, soprattutto, il ‘come’ si possa operare per trovare soluzioni non effimere ai problemi che li rendono possibili.
Ci riferiamo ai fatti del Parco Verde di Caivano, agli incidenti stradali, ai gesti di ribellione che avvengono nella scuola. Sono solo pochi esempi che servono ad inquadrare l’argomento, quello, appunto, del modo in cui tali fatti vengono interpretati e, cosa ben più difficile, degli interventi che si pensa di predisporre per cercare di limitarli, se non eliminarli.
Si discute in questi giorni delle misure che il governo intende varare in proposito e, pur concedendo che sia giusto attendere i testi definitivi, ci sembra di poter dire che, se non del tutto, in gran parte questi si basino sull’introduzione di inasprimenti alle leggi che già esistono e, sulla carta, non avrebbero grande bisogno di provvedimenti restrittivi.
Questa dell’affrontare disagi di diversa portata e gravità aumentando reati e pene è una strada che, analizzando la storia, non porta molti frutti; tanto meno se ciò accade sull’onda di un’emotività giustificabile presso la gente comune ma non in chi deve governare un Paese.
Si potrebbe ironizzare sul decreto sui rave party, ma la gravità della situazione lo impedisce. Si possono però confrontare da una parte la retata delle forze dell’ordine a Caivano e dall’altra la risposta della malavita organizzata con la sparatoria notturna nello stesso quartiere.
Può lo Stato contare solo o prevalentemente su interventi di quel tipo? Ha l’organizzazione e la volontà per renderli “normali” e, magari, adeguarne di volta in volta la potenza? Il braccio di ferro con la malavita organizzata può dare risultati ad ampio respiro? Qualcuno crede davvero che la galera possa “far bene”?
Domande analoghe si potrebbero fare per il codice della strada e per la scuola. Concordiamo sul fatto che, in presenza di reati specifici lo Stato debba dimostrare la sua presenza (e questo nella normalità avviene, grazie alla preparazione e all’abnegazione delle forze dell’ordine) ma il disagio, a qualunque livello esso sia, ha bisogno di interventi sulle radici dei tanti mali dai quali esso è generato.
I muscoli possono valere per qualche giorno ma, poi, è sul contesto sociale e familiare che bisogna agire per sperare di avviare modifiche nelle mentalità e nei conseguenti comportamenti capaci di reggere nel tempo. Non si tratta di fare del buonismo, di non voler riconoscere la necessità di fare qualcosa in merito; piuttosto di sostenere la scelta della la strada dell’educazione e della rieducazione che, sole, possono rendere ogni persona capace di resistere alle allettanti prospettive della trasgressione.

Antonio Ricci