Le presunte “streghe” di Camporaghena

Non sono mai esistite; però c’è chi ci crede. Il nuovo libro del massese Fabio P.P. Milani

Caccia alle streghe è espressione che usiamo quando vogliamo andar a cercare qualcuno a cui dare la colpa di eventi nefasti e oscuri; ne fa narrazione anche, per l’editore Tarka di Mulazzo, maggio 2023 il nuovo libro del massese Fabio P.P. Milani Lucia e il Diavolo ossia le streghe di Camporaghena. L’autore già in altri libri ambienta in luoghi reali (qui Camporaghena nell’alta valle del Taverone) narrazioni fantasiose nate dalla credulità popolare in cui si aggirano streghe e diavoli.
Non hanno fondamento oggettivo però nel Novecento le scienze umane, specialmente psicologia e antropologia, le hanno trovate utile indizio per capire qualcosa del nostro io inconscio. Il grande fisico Albert Einstein ha affermato che “il sentimento del mistero è il più bel sentimento che possiamo provare”.
Il libro di Milani costruisce un immaginario processo datato in tre mesi tra 1612 e 1613; un magistrato dell’Inquisizione segue le confessioni di Edmea che ha perso il non amato marito e invece è distrutta dalla morte del figlio e sostiene che in paese c’è una donna e sua figlia Lucia che se la intendono col diavolo, fanno morire altre persone, portano malocchio e fattura perfino agli animali, le galline non fanno più uova e altre amenità del genere.
L’inchiesta di padre Costantino, delegato a indagare se le due donne siano streghe, inviato dal vescovo di Luni-Sarzana, porta a denunciare le molte menzogne e le false testimonianze.
È prudente e serio prima di giudicare, ammonito anche da orrori a cui aveva assistito a Roma (strage di Beatrice Cenci e sua famiglia) e anche nella piccola Veppo di val di Vara con pratica di torture nella presunzione di trovare la verità. Davvero il diavolo è stato a Camporaghena? Non rimane che leggere il libro.
Nel 1487 a Strasburgo fu pubblicato il Malleus maleficarum dei due frati domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprenger che fu guida nei processi veri a presunte streghe. “Il martello delle malefiche”, cioè le streghe (ovviamente il vocabolo è femminile)! Una successiva bolla papale lo mette tra le basi legali per processare donne ritenute pericolose e quindi da condannare perchè disponibili a patti col diavolo.
Per fortuna il libro non fu riconosciuto dalla Chiesa ufficiale e neanche dal mondo secolare, l’Inquisizione spagnola e romana non lo ritengono adeguato e rifiutano la tortura. Però streghe al rogo furono tante; nel secolo XV si calcola con fondamento che ne furono uccise tra 40 e 60mila, tra queste Giovanna d’Arco nel 1431 processata come strega e bruciata a Rouan: una falsità ad uso politico! Il “martello” delle streghe voleva schiacciare la presunta conoscenza del mondo invisibile e del sovrannaturale e portare conoscenza del corpo e della natura sessuale, della passione erotica per estirparle e purificare la società.
Ancora viene fuori l’ormai logoro discorso di Eva e della lussuria femminile via d‘accesso al diavolo.Il libro è considerato anche un primo libro pornografico perché le pratiche sessuali sono esplicitate in dettaglio: come le conoscono i due frati?
Scrive lo storico e amico Vito Fumagalli, che fu liceale a Pontremoli, nel saggio Solitudo carnis (Il Mulino,1990) che il corpo è anche per i monaci “il campo di battaglia del demonio e delle sue tentazioni”.

M.L.S.