Il 13 dicembre
Quella di Santa Lucia è una delle ricorrenze più sentite dell’intero calendario; la protettrice della vista, martirizzata a Siracusa nel 304, è spesso anche associata a detti e proverbi popolari, dal “giorno più corto che si sia” al “freddo si mette in via”. Nel primo caso è noto come in realtà oggi il giorno più corto dell’anno sia quello del solstizio (in questo 2020 sarà il 22 dicembre), anche se prima della riforma gregoriana del calendario il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il13 dicembre.
E comunque da Santa Lucia fino al solstizio il giorno si accorcia perché il sole ritarda la levata, mentre già comincia ad allungarsi – sia pure in misura minore – al tramonto! Anche per questo la ricorrenza del martirio della santa da tempi remoti è stata occasione di riti importanti e suggestive celebrazioni. Non solo nell’Europa meridionale ma anche e soprattutto in quella del Nord.
Nei paesi della Scandinavia, infatti, sono ben note le processioni con la santa impersonata da una giovane donna vestita di bianco, con capelli lunghi e biondi stretti da una corona di candele. Cortei religiosi e anche laici, che alla devozione verso S. Lucia affiancano i riti ancestrali della luce che vince le tenebre, del sole che rinasce e torna a crescere iniziando un nuovo ciclo al quale si rivolge la speranza. C’è stata una stagione nella quale anche Pontremoli ha potuto vivere l’emozione di queste tradizioni della cultura di popoli appartenenti a luoghi così lontani.
Tra gli anni Ottanta e Novanta, infatti, la presenza in città dell’Istituto di Arte Scenica fondato e diretto dal mai dimenticato Ingemar Lindh (1945-1997) aveva fatto arrivare decine di giovani artisti da mezzo mondo. Quelli che con una certa superficialità e scarsa attenzione venivano chiamati “gli svedesi”, non solo riportarono in vita il Teatro della Rosa, ma crearono in città atmosfere sconosciute. La processione notturna nella vigilia di S. Lucia non mancava mai, suscitando stupore, ammirazione ed emozione. Ed oggi nostalgia. (p. biss.)