Pietro Bologna e un decennio di amministrazione socialista

Fu sindaco di Pontremoli tra il 1910 e il 1920: interventi sociali e opere pubbliche

La lapide dedicata a Pietro Bologna e collocata a Pontremoli nella via omonima nel 1964
La lapide dedicata a Pietro Bologna e collocata a Pontremoli nella via omonima nel 1964

Angelo Angella per il Convegno sul socialismo tenuto a Pontremoli nel 1988, fece analisi minuziosa di tutte le deliberazioni del Consiglio Comunale con Pietro Bologna sindaco; con l’aiuto di altri documenti d’archivio elaborò un’articolata relazione di cui riproponiamo la sintesi.
Nel decennio 1910-1920 Pontremoli ebbe continuità di amministrazione socialista, il sindaco Bologna ebbe collaboratori efficienti di vario ceto sociale. Con una pesante eredità finanziaria bisognò affrontare una rinnovata minaccia di epidemia di colera, tifo e vaiolo, scarsità alimentare in conseguenza dei costi della guerra coloniale in Libia del 1911-’12, la catastrofe della febbre “spagnola” che in Italia fece 600mila morti quanti furono i caduti italiani in guerra. Persistevano problemi di analfabetismo, miseria, alcolismo, disoccupazione ed emigrazione.
L’amministrazione, quasi anticipando il “New Deal” americano, impostò un impegnativo programma di opere pubbliche e di interventi sociali, incontrando consenso popolare ma anche diatribe e polemiche (queste precisate da Giulio Armanini nello stesso Convegno). Erano anche quelli tempi di accesi contrasti ideologici di cui eco significativa risuonava sul Corriere Apuano e su “La Terra” socialista.
Un momento di forte tensione fu l’abbattimento della chiesa di San Colombano per costruire il ponte Zambeccari reso necessario per la rivoluzione dell’automobile e l’accesso alla stazione ferroviaria dalle vallate zerasche.
Non mancavano le rivalità del folclore di campanile e di partito: tra la banda musicale “Filarmonica” e la “Verdi” e tra altre associazioni; i cinque consiglieri liberali e cattolici di opposizione però giudicavano nei fatti l’operato della giunta socialista e molte volte esprimevano apprezzamento.
Precise le disposizioni funzionali degli uffici e delle sedute dei 30 consiglieri ma negli anni della guerra si fece sempre più lungo l’elenco degli assenti, alcuni furono chiamati alle armi. La maggioranza agiva concorde col sostegno di un bravissimo ingegnere direttore di opere pubbliche già avviate. Gli impiegati e i salariati comunali erano solo 30 che adempirono a impegni sempre incrementati, organizzati secondo criteri di priorità; evasione fiscale e spesa pubblica erano abbastanza controllate.

L’avvocato del “quarto stato”

Pietro Bologna nacque a Pontremoli, nel palazzo di famiglia in via Cavour il 14 giugno 1864: figlio di Francesco fervente mazziniano e di Annunziata Ceppellini. A 21 anni era laureato in giurisprudenza all’Università di Pisa. Aprì studio di avvocato a Pontremoli. Pur appartenendo al ceto benestante borghese, ben presto fu sensibile ai problemi delle famiglie del “quarto stato”. Fondò il Circolo Operaio, nel 1893 si impegnò molto per aiutare le famiglie dei morti nell’esplosione della galleria del Borgallo in costruzione. Sposò Enrichetta Buglia da cui ebbe due figli: Dina e Francesco.
Fu militante nel partito socialista fra i riformisti. Prima consigliere di opposizione, nel 1910 fu eletto sindaco e rieletto fino alle sue dimissioni nel 1920 quando fu eletto sindaco Giuseppe Angella del partito popolare.
Da buon socialista fu contrario all’intervento dell’Italia nella Grande guerra, ma quando ci fu in Duomo il Te Deum per la vittoria entrò, lui tenace anticlericale, a braccetto del vescovo Fiorini per ringraziare il Signore.
Vennero i tempi difficili e fu nel mirino delle squadre fasciste: il 20 settembre 1924 presente all’inaugurazione del monumento ai caduti, fu circondato e coperto di insulti e strappo della barba, il capitano Cesare Reisoli lo accompagnò a casa: fu l’ultima apparizione pubblica, si trasferì a Bologna dove morì il 10 luglio 1925. Sepolto nel Cimitero di Pontremoli ebbe un funerale con partecipazione massiccia di cittadini rispettosi e riconoscenti. A Pietro Bologna è dedicata la via da lui aperta.

Il programma nel decennio ebbe come punti qualificanti il rispetto della libertà di pensiero, assoluta laicità del Comune e della scuola, provvedimenti per l’igiene e la viabilità, cura assidua nel diffondere l’istruzione popolare e istituzione di biblioteche circolanti, provvisti armadi farmaceutici nelle frazioni, forniti medicinali gratuiti per le famiglie nell’elenco dei poveri, revisione delle tasse secondo criteri di equità distributiva, formato un piano regolatore per nuovi fabbricati in Verdeno, facilitato per quanto possibile l’impianto di industrie. Le necessità erano tante, la campagna era troppo trascurata, i cimiteri non tenuti in ordine, le condutture di acqua potabile in buona parte mancavano, molto trascurata la viabilità.
In Pontremoli c’era necessità di un edificio scolastico, di un nuovo macello, di migliore assetto dei servizi. Queste linee programmatiche furono abbastanza soddisfatte. Fu realizzato e arredato l’edificio scolastico in via Mazzini, iniziato nella precedente Giunta “popolare” Albertosi, costruiti nuovi edifici scolastici in dodici frazioni, realizzati acquedotti nelle frazioni e potenziato quello cittadino, aperte strade rotabili soprattutto in Valdantena, progettate le strade di collegamento con Succisa, Arzengio e Ceretoli, inaugurato nel 1913 il ponte Zambeccari in cemento armato sul Verde che diede respiro al centro storico e sviluppo edilizio in Verdeno, fu fatto il ponte a Molinello, a Bassone sul Betinia, a S. Cristoforo sul Gordana, fu sistemato il Cimitero cittadino. Griglie, argini, muri di sostegno vennero a proteggere Gravagna, Bassone, Guinadi, Casalina.
Fu municipalizzata e ampliata l’azienda idroelettrica, installati globi elettrici per illuminare il centro urbano. Piantati alberi lungo le strade e fornite di marciapiedi, acquistato il terreno per la costruzione del carcere giudiziario. Interventi socio-sanitari migliorarono la tutela della salute, l’igiene alimentare, organizzato un locale di isolamento in caso di epidemie, fu pronto l’intervento sanitario per l’infezione di vaiolo in Valdatena. Il decennio socialista fu di buona amministrazione, ancor più apprezzabile perché affrontò gli eccezionali e gravi eventi della guerra e dell’epidemia “spagnola”.

Maria Luisa Simoncelli