La Passione di Cristo nell’arte in Lunigiana

Un itinerario dalle chiese di Pontremoli a quelle di Villafranca fino a Montedivalli

Cristo al Calvario, composizione lignea. Pontremoli, chiesa di San Geminiano (foto Walter Massari)
Cristo al Calvario, composizione lignea. Pontremoli, chiesa di San Geminiano (foto Walter Massari)

Siamo ormai alla vigilia dei riti e delle celebrazioni della Settimana Santa: ecco dunque un breve itinerario alla scoperta di alcune delle opere d’arte custodite nelle chiese della Lunigiana che propongono momenti della Passione e Morte di Cristo.
Iniziamo da Pontremoli.

Ecce Homo, stauta lignea. Pontremoli, chiesa di San Nicolò.
Ecce Homo, stauta lignea. Pontremoli, chiesa di San Nicolò.

Nella chiesa di San Nicolò, una bella statua lignea policroma – realizzata nel 1873 da Francesco Filippi – ci propone l’ “Ecce Homo”, l’iconografia con la quale viene raffigurato il Cristo presentato al popolo da Pilato.
L’opera è posta sopra il terzo altare di sinistra, di solito nascosta alla vista dal quadro dell’Estasi di San Francesco Saverio.
Inserita all’interno di una nicchia chiusa da una finta balaustra dalla quale sembra affacciarsi, la statua viene “scoperta” e resa visibile ai fedeli solo nel corso della Settimana Santa.
Scendendo lungo il borgo si arriva in breve alla chiesa di San Geminiano dove si conserva il pregevole “Cristo al Calvario”, opera lignea realizzata nel 1687 da Giovanni Setti: si tratta della più antica opera nota dello scultore piacentino, realizzata a 33 anni, alla quale si rifanno le sue opere successive rintracciabili a Piacenza.

Cristo morto, cartapesta. Pontremoli, chiesa di San Giacompo al Campo (Museo della Misericordia)
Cristo morto, cartapesta. Pontremoli, chiesa di San Giacompo al Campo (Museo della Misericordia)

Nella parte sud del centro storico pontremolese all’interno del museo della Misericordia, adiacente alla chiesa di San Giacomo al Campo, una composizione in cartapesta propone la diffusa l’iconografia del Cristo Morto, adagiato sul sudario bianco.
Come i crocifissi snodabili, rimanda alle cerimonie della Settimana Santa con la rievocazione della deposizione dalla croce e della sepoltura processionale che avveniva dopo un percorso solenne prima della collocazione nel sepolcro che, con l’aiuto della scultura, consentiva una rappresentazione drammatica dell’evento celebrato.

 Pietà, terracotta invetriata. Villafranca, chiesa di San Francesco.
Pietà, terracotta invetriata. Villafranca, chiesa di San Francesco.

Lasciato Pontremoli si scende fino a Villafranca dove, nella parrocchiale di San Francesco, due grandi pale di terracotta policroma sono giunte a noi, scampate ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Sono attribuite a Benedetto Buglioni, di quella famiglia che tra Quattro e Cinquecento realizzò opere importanti che si possono ammirare in varie località della Toscana.
Il “Compianto su Gesù Cristo morto” di Villafranca evidenzia i danni arrecati dalla guerra, ma merita una visita anche per un confronto tra queste opere e quelle dei Della Robbia dei quali i Buglioni furono antagonisti.

Cristo in pietà, marmo. Montedivalli, pieve di Sant’Andrea.
Cristo in pietà, marmo. Montedivalli, pieve di Sant’Andrea.

Il nostro itinerario si conclude a Montedivalli di Podenzana, nella pieve di Sant’Andrea dove si può ammirare in tutto il suo splendore un “Cristo in pietà”, opera in marmo del XIV secolo.
Il Cristo si erge con il busto dal sepolcro, immagine medievale simbolica, sintesi della doppia natura umana e divina che contempla insieme la morte e la resurrezione.

(p. biss.)