Il tiro alla fune sulla Tav

06TAV_Saint_Jean_MaurienneDal cantiere di Chiomonte, presidiato dalle forze dell’ordine contro le incursioni dei No Tav, il ministro degli Interni Salvini ha lanciato una nuova sfida ai 5 Stelle: “Se tornare indietro costa come andare avanti, io sono favorevole ad andare avanti”. Non si è fatta attendere la risposta da parte pentastellata: “Basta chiacchiere inutili su un’opera inutile, che non si farà. Salvini non è andato a vedere il cantiere, ma un buco di 5 metri… investiamo quei soldi per altre cose prioritarie”.
Anche sulle cifre ci sono strani balletti: da una parte di parla di salvare un investimento da 20 miliardi, dall’altra di utilizzare le risorse a beneficio della metropolitana di Torino o di altri interventi. Le dichiarazioni vengono dall’Abruzzo, dove si è in piena campagna elettorale, per questo il tema si è improvvisamente surriscaldato e le posizioni si sono radicalizzate; tanto che Di Battista, per il momento “gemello” di Di Maio, ha perso la pazienza e si è lasciato sfuggire qualche parola di troppo con una rima di basso livello: “Se la Lega intende andare avanti su un buco inutile che costa 20 miliardi e non serve ai cittadini, tornasse da Berlusconi e non rompesse…”.
È evidente che la Tav si farà. C’è un trattato ratificato dai Parlamenti di Roma e Parigi e ci sono i soldi, non pochi, stanziati dell’Europa. Dalla parte francese si sta lavorando, anche se i bandi per il mega tunnel da 2,3 miliardi sono stati congelati da luglio su pressione del governo italiano. Da parte italiana, per il momento, Toninelli si trincera dietro la tiritera dei costi-benefici: per questa valutazione si è servito delle competenze dell’architetto e professore Marco Ponti, il quale non solo è convinto che quell’opera sia inutile, ma ritiene anche che il futuro dei trasporti sarà su gomma.
Per questo ci si aspetta che la relazione avrà un esito negativo. In mezzo a tutto questo una delle tante gaffe: “Con la Tav si rispamia solo un minuto e 20 secondi” di tempo.
Di fatto, come spesso accade e come è accaduto perfino con la legge di bilancio, si sta parlando del nulla perché la pubblicazione della relazione viene costantemente rimandata.
Non è da escludere che si possa tirarla per le lunghe fino alle regionali. Poi si faranno i conti e si vedrà se la minaccia di Di Battista avrà un seguito. Il governo ha ancora un indice di gradimento altissimo, circa il 55%, e anche se il bacino di voti dei 5 Stelle si sta asciugando e la Lega sta raddoppiando, nei sondaggi, i suo adepti nessuno dei due ha interesse a rompere.
Ancora una volta troveranno il modo di giustificare agli italiani le loro scelte. E gli italiani ci crederanno ancora. Bisogna vedere fini a quando. Visto che i conti dello Stato non stanno navigando in buone acque.

Giovanni Barbieri