Villa Zucchini Zannelli a Veppo, nel verde della valle del fiume Vara

A Rocchetta Vara il convegno nel 250° anniversario della costruzione della residenza signorile che poco meno di due secoli fa venne ampliata su progetto di Tommaso Malaspina, architetto di Villafranca

Senza dubbio piacevole il pomeriggio trascorso sabato 27 luglio quando, nella fresca atmosfera del boschetto ottocentesco della villa Zucchini Zannelli di Veppo, sotto due magnifici esemplari di tasso (taxus baccata), si sono radunate circa 120 persone per festeggiare il 250° anniversario della fondazione dell’edificio: “Leonardus quondam Uberti de Zannellis erexit 1774”
L’evento, ed in questo caso il termine è appropriato, è stato organizzato dalla famiglia Zucchini, cognome assunto dal casato, dopo le nozze di Maria Concetta Zannelli con il conte Carlo Zucchini di Faenza celebrate nel 1887 e dal quale nacquero otto figli.
Maria Concetta, la “nonna Concetta” ricordata con affetto dai nipoti, era figlia di Antonio Zannelli, nato dal matrimonio (1838) di Leonardo con Eleonora del Medico di Carrara. Leonardo intorno al 1826 aveva affidato il progetto di ampliamento della casa, costruita da Leonardo di Uberto, all’ultrasettantenne architetto Tommaso Malaspina di Villafranca (1749-1834), già marchese del feudo perduto a seguito dell’editto napoleonico del 1797.
Egli impostò su un livello più basso del terreno le ampie cantine con le volte tese, per guadagnare la quota del piano nobile dell’edificio esistente raddoppiandone la superficie, realizzò l’elegante scalone dalle colonne monolitiche, aggiunse un secondo piano rendendo il complesso davvero imponente.
Al boschetto sopra citato si contrappone dal lato occidentale un giardino formale di aiole fiorite chiuso a sud dal muro in pietra di una delle abitazioni del borgo adiacente. Una vecchia foto lo riproduce completamente intonacato e sormontato da un fastigio curvilineo che ricorda le prospettive dei giardini pontremolesi, esito, tuttavia, di una ristrutturazione successiva all’impianto.
Nel convegno, dopo i saluti dell’assessore alla cultura del Comune di Rocchetta di Vara, Manuela Antognelli e dei sindaci di Brugnato e Calice al Cornoviglio, sono iniziate le relazioni, a gruppi di due, alternate da brevi stacchi musicali dell’Acoustic Duo di Federica Zeta.
Moderate da Matteo Del Santo, che ha proposto una tesi di laurea sull’architetto Malaspina, sono state impostate sul doppio registro della storia e del ricordo familiare indispensabile per celebrare una casa amata da molti dei presenti, membri, a vario titolo, della discendenza dei conti Zucchini-Zannelli: un frizzante mix ligure-romagnolo.
La dottoressa Barbara Bernabò ha delineato l’ascesa della famiglia Zannelli fra XVII e XVIII secolo nel territorio di Veppo, toponimo areale, dove si stabilirono e consolidarono le due linee principali di Domenico, al Montale, e di Giovanni, a Piazza, acquisendo sempre maggior prestigio.
L’avv. Piero Beccarini ha sottolineato come la località appartata, lontana dalle scorrerie altomedievali che tormentavano la riva tirrenica, possa aver favorito un più antico stanziamento della famiglia, ancora oggi numerosa, sollecitando le giovani generazioni a raccogliere l’invito provocatorio di un’eredità esigente come quella di villa Zucchini.
Dopo il mio intervento di cui indirettamente ho parlato, Giancarlo Rebecchi ha affrontato il tema della cosiddetta “Via dei morti”. Ossia del trasporto delle salme d’oltre monte a Bochignola, presso l’antica chiesa di San Michele, forse antica sede plebana, entrata in seguito tra le dipendenze vescovili.
La vicenda mette in luce, a prescindere dalla sua verità storica, per molti aspetti misteriosa, l’antico ruolo dello spartiacque Vara-Magra come ambito di consuetudini comuni ai due versanti divenuto poi linea di separazione.
Ci parla di un mondo capovolto che oggi facciamo fatica a riconoscere perché aveva la strada principale che si chiamava via Regia ed oggi Alta Via dei Monti Liguri. Lassù transitavano, almeno fino alla seconda metà dell’Ottocento, mulattieri, mercanti e contrabbandieri; a mezzacosta si disponevano principalmente le colture e la nostra villa presidio agricolo, ma anche rifugio nei tempi calamitosi del secondo conflitto mondiale. Ce lo hanno raccontato dialogando Uberto e Francesco Zucchini, nell’ultimo intervento della giornata facendo eco alla prof. Giuliana Zucchini che ha voluto ricordare, con le parole di suo padre, il faticoso viaggio che da Faenza conduceva, nel periodo estivo, la numerosa famiglia, verso l’avita dimora di Veppo.
Un viaggio lungo la strada che dalla stazione ferroviaria della Spezia saliva alla Foce, proseguendo per San Benedetto e poi lungo il Vara, dove la comitiva sostava brevemente alla fontana del Papa. Raggiungeva quindi Brugnato e poi ancora Rocchetta, dove il cammino si faceva più aspro. La carrozza cedeva il posto agli asini, ed alla portantina riservata alla signora con il bimbo più piccolo in braccio.
Soltanto a notte inoltrata la dimora apriva le sue porte ospitali ai nuovi arrivati. La fatica e il disagio erano però abbondantemente compensati dall’amenità della campagna, che consentiva lo svago, il fresco, ma anche la cura dei luoghi, documentata nei registri della tenuta agricola, ricchi di annotazioni e di dati colturali.

Roberto Ghelfi

(per approfondimenti cfr. “Nel cuore della Val di Vara, Palazzo Zucchini Zannelli”, ne “Il Corriere Apuano” n. 24 del 16 giugno 2007)