Don Milani: una vita breve, in difesa degli ultimi

Don Lorenzo Milani nasce a Firenze, da Albano e Alice Weiss (entrambi agnostici e anticlericali), il 27 maggio 1923. I genitori appartengono a colte famiglie borghesi; la madre è di origine israelita. Trasferitasi la famiglia a Milano nel 1930, in quella città Lorenzo consegue la maturità classica. Nell’estate del 1941, si iscrive all’Accademia di Brera per dare seguito alla sua inclinazione alla pittura.
In piena guerra, nell’ottobre del 1942, la famiglia Milani ritorna a Firenze, dove Lorenzo, che già aveva iniziato a coltivare il suo interesse per il Vangelo, entra in contatto con don Raffaele Bensi (1896-1985), un valido sacerdote fiorentino (ordinato nel 1919 dall’arcivescovo Alfonso Maria Mistrangelo, già vescovo di Pontremoli), che diventa il suo direttore spirituale e tale resterà fino alla morte del priore di Barbiana. In questo periodo si completa la sua conversione e matura la sua vocazione al sacerdozio.

Don Lorenzo Milani con il primo gruppo dei ragazzi di Barbiana

Nel novembre del 1943 entra nel Seminario Maggiore di Firenze e il 13 luglio 1947 viene ordinato. Il suo primo incarico è breve: a Montespertoli per aiutare il proposto don Gino Bonanni. Nell’ottobre 1947 diviene cappellano di San Donato di Calenzano (FI), in aiuto all’anziano proposto don Daniele Pugi. Lì fonda una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini, un’attività che lo porta alle prime incomprensioni con i confratelli sacerdoti e con l’arcivescovo Elia Dalla Costa.

La tomba don Lorenzo Milani nel piccolo cimitero di Barbiana (www.donlorenzomilani.it)

Dopo la morte di don Pugi (1954), saranno proprio quei contrasti a deludere le sue aspettative di diventare parroco di San Donato. Don Lorenzo viene, invece, nominato priore di Barbiana, una piccola parrocchia di montagna nel comune di Vicchio. Arriva a Barbiana il 7 dicembre 1954 e, poco dopo, preso atto della situazione di abbandono culturale in cui versa quell’ambiente, propone ai giovani una scuola popolare serale. Nello stesso tempo, il pomeriggio fa doposcuola ai ragazzi della scuola elementare. Nel 1956 organizza una scuola di avviamento industriale per sei ragazzi che hanno finito le elementari. Nel 1958 dà alle stampe “Esperienze pastorali”, iniziato otto anni prima a San Donato. Anche il libro è fonte di contrasti con la Curia; il Sant’Uffizio definisce “inopportuna” la lettura dell’opera e ne ordina il ritiro dal commercio.
Alla fine del 1960 compaiono i primi sintomi del male che lo porterà alla morte. Nel febbraio del 1965 (quando arcivescovo di Firenze era Ermenegildo Florit) inizia la polemica sull’obiezione di coscienza con i cappellani militari toscani. Processato per apologia di reato, nel 1966, non potendo presentarsi in tribunale a Roma per il grave stato di salute in cui versa, invia ai giudici “L’obbedienza non è più una virtù”, un’autodifesa scritta per sostenere la sua posizione. Viene assolto in prima istanza e muore prima della sentenza della Corte di Appello (ottobre 1967) che dichiara il reato estinto per morte del reo.
A seguito della bocciatura subita nella scuola statale da uno dei suoi ragazzi, sempre nel 1966 avvia, insieme ai ragazzi stessi, la scrittura di quello che diventerà il ‘manifesto’ della Scuola di Barbiana: “Lettera a una professoressa”
Don Lorenzo Milani muore a Firenze, nella casa della madre, il 26 giugno 1967, a 44 anni, a stesura del libro appena terminata. È sepolto nel cimitero di Barbiana.

(a.r.)