La promessa di una “Toscana diffusa” ma il “Firenze” finisce la corsa alla Spezia

Scoppia la polemica politica per il nuovo orario ferroviario che sopprime due collegamenti tra Firenze e la Lunigiana.

Treno in partenza dalla stazione di Aulla verso Lucca
Treno in partenza dalla stazione di Aulla

Treni deviati e coincidenze saltate: il nuovo orario ferroviario di Trenitalia è diventato un caso che continua ad animare il dibattito politico sull’asse Lunigiana – Firenze e le proteste dei pendolari. Il caso più eclatante e simbolico è quello della coppia di treni che collegano il capoluogo regionale e l’estremo nord della Toscana al pomeriggio: il convoglio in partenza da Firenze alle 14.53 e in arrivo a Pontremoli alle 17.39, che serviva il traffico pendolare da Pisa, Massa e Carrara verso la Lunigiana, dal 12 dicembre devia il proprio percorso e termina la corsa alla Spezia. Conseguentemente, lo stesso convoglio, che con il vecchio orario ripartiva alle 18.21 da Pontremoli per fare ritorno a Santa Maria Novella alle 21.08, riparte dal capoluogo ligure. La Lunigiana quindi perde due collegamenti con le città tirreniche mettendo in difficoltà i pendolari. Su queste corse si è concentrata la polemica politica delle ultime settimane. A fare deflagrare il problema sono stati i sindaci del centrodestra Ferri (Pontremoli), Mastrini (Tresana) e Bellesi (Villafranca), a cui si sono accodati il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Marco Stella e il deputato massese di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese. Ma sul fronte politico opposto, anche il presidente dell’Unione dei Comuni Giannetti e la delegata ai trasporti dell’Unione, Folloni, hanno fatto sentire la loro voce. Prevedibilmente simili e del tutto condivisibili i contenuti delle rimostranze: i disagi per studenti e lavoratori pendolari, costretti a tempi di percorrenza molto più lunghi, cambi e non scontate coincidenze, la penalizzazione del turismo e, soprattutto, le modalità unilaterali con le quali Trenitalia ha attuato i cambiamenti senza che Regione Toscana – controparte contrattuale della compagnia ferroviaria pubblica – avesse nulla da eccepire.

 

La stazione di Pontremoli (foto Walter Massari)
La stazione di Pontremoli (foto Walter Massari)

La deviazione sulla Spezia della coppia di treni priva il territorio di due corse del pacchetto di convogli che solo dal 2009 – dopo decenni di collegamenti di fatto inesistenti – finalmente unirono la Lunigiana alla costa tirrenica e a Firenze, e lo fa senza alcuna contropartita: curioso che la vecchia richiesta di spostare a Pontremoli la partenza di uno dei due treni che attorno alle 7, a distanza di soli 20 minuti partono dalla Spezia verso Pisa, al contrario, abbia sempre trovato davanti a se muri insormontabili. Ma le cattive notizie non sono solo queste. Sono gli stessi lettori a segnalarci, per esempio, il caso dello Spezia – Parma, la cui partenza è stata anticipata dalle 14.16 alle 14.08 impedendo a chi proviene da Genova e dalle Cinque Terre di prendere la coincidenza per Parma delle 14.10. Con il nuovo orario il treno successivo per la Lunigiana è un’ora dopo. E senza contare le interruzioni della circolazione dei treni – anche per mesi – che da anni interessano la tratta emiliana della linea pontremolese o le due estati senza treni sull’Aulla – Lucca, il ridimensionamento regionale dei trasporti ferroviari nel corso degli anni ha ridotto, quando non addirittura privato, la Lunigiana di preziosi collegamenti diretti con Livorno, Bergamo e Bologna. Sono i frutti di quel “federalismo ferroviario” che è andato di pari passo con l’affermarsi, dopo il 2001, del decentramento amministrativo che ha attribuito alle regioni le competenze sul trasporto pubblico locale, creando muri nella gestione dei trasporti ben visibili nelle aree di confine come la nostra. Personale di Trenitalia e pendolari di lungo corso confermano che sulla pontremolese, linea a cavallo di tre regioni, transitano corse finanziate da una regione, su materiale rotabile di una seconda regione e personale viaggiante della terza, in un cervellotico puzzle di treni che giunti in una stazione cambiano nome e numero pur percorrendo l’intera linea. Mentre i social network sono già pieni delle proteste, spesso accese, talvolta rassegnate, di tantissimi pendolari, i due treni “dirottati” sulla Spezia e che difficilmente verranno riportati sul vecchio tragitto, hanno anche un risvolto politico, quello di scelte concertate tra Trenitalia e Regione Toscana senza alcun confronto con il territorio interessato: è bene ammettere che non sempre è così, ma in questa vicenda l’attenzione alle aree interne da collegare alla “Toscana diffusa” decantata da Eugenio Giani nella sua campagna elettorale è stata del tutto inesistente. (Davide Tondani)

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