Né tacchini né benzina: è la Brexit!

L’isolamento del Regno Unito dall’Europa mette a rischio il Natale degli inglesi

C’è un grande punto di domanda nel menu del prossimo Natale di inglesi, scozzesi e gallesi, il primo dopo la Brexit. Ci saranno i broccoli bolliti, ingrediente fondamentale della “Christmas dinner” se mancano i lavoratori europei disposti a raccoglierli mentre la produzione potrebbe essere, nel frattempo, trasferita in Spagna? Anche il tacchino arrosto, quello che ogni famiglia mangia a Natale, quest’anno è in sospeso. “Polonia e Francia assicurano i tacchini per il menu del pranzo di Natale”, titola il “Financial Times”, che spiega come i contadini britannici ne hanno dovuti allevare un milione in meno, un quinto di tutta la produzione, perché non c’era chi venisse dall’est europeo, pagato poche sterline, per accudire gli animali.
A Natale si mangiano anche “pigs in blanket”, piccole salsicce avvolte da pancetta, e “gammon”, il prosciutto cotto, ma nei mattatoi il personale è calato del 15% e ci sono 120mila maiali che potrebbero essere uccisi inutilmente senza che la loro carne venga utilizzata. Seicento sono già stati abbattuti tra le proteste dei contadini. Di sicuro hanno dei dubbi sui vantaggi della Brexit i cittadini britannici in coda per la benzina che scarseggia, con gli scaffali dei supermercati semivuoti e un grande punto di domanda sul menu del prossimo Natale. 
Per non parlare dei disguidi al confine nordirlandese e della difficoltà a viaggiare in Europa dove, chi viene dal Regno Unito e non è in possesso del Green Pass, deve dimostrare di essere vaccinato e che quell’iniezione è tra i sieri riconosciuti dalla Ue. “Solo il 4% dei cittadini britannici pensa che la Brexit sia stata un successo”. Con questo titolo il quotidiano “Independent” spiega che, secondo un recente sondaggio, il 53% degli intervistati pensa che l’uscita dalla Ue sia stata un disastro, con un 21% convinti che il periodo post Brexit “sia andato piuttosto male” e un altro 32% che ritiene che “sia andato malissimo”.
“Purtroppo non è cambiato nulla dal referendum del 23 giugno 2016 nel quale il 52% dei britannici ha votato per lasciare la Ue”, commenta la professoressa Catherine Gegout, docente all’università di Nottingham; “esiste una specie di congiura del silenzio sugli svantaggi della Brexit. Neppure un quotidiano progressista come il ‘Guardian’ ha il coraggio di dire chiaramente che sarebbe un vantaggio per la Gran Bretagna rientrare in Europa né questa battaglia viene sostenuta dal Partito laburista. Per non parlare dei tanti tabloid vicini al partito conservatore che celebrano ancora la sovranità nazionale britannica riconquistata”.
L’esperta spiega come i suoi studenti del primo anno non sappiano nulla sull’Unione europea mentre “cinque anni fa, prima del referendum, avevano una conoscenza, per quanto limitata, delle istituzioni europee”. Questo perché “gli insegnanti delle scuole medie e superiori, già in difficoltà a trovare tempo per tutte le altre materie, hanno deciso di ignorare l’Europa”.

(AgenSIR)