Guido Campanini, L’ingiustizia che mi accende il sangue…

Presentato a Pontremoli il libro

L'autore del libro, Guido Campanini, con Davide Tondani
L’autore del libro, Guido Campanini, con Davide Tondani

Su di un tema così ampio e complesso del rapporto tra Chiesa, operai e mondo del lavoro si è cimentato Guido Campanini, con un libro – “L’ingiustizia che mi accende il sangue… I primi cento anni del magistero sociale della Chiesa (1891-1991)”, Editrice AVE, Roma, 2019 – che è frutto dei corsi di “Morale sociale” presso l’Istituto di scienze religiose delle diocesi di Parma, Piacenza e Fidenza e si caratterizza in primis per la scelta di racchiudere la trattazione tra la “Rerum novarum” e la “Centesimus annus”.
L’autore stesso considera questo lasso di tempo “un’epoca storicamente conclusa sia della storia umana sia del magistero sociale”. Una presentazione del volume, patrocinata dal nostro settimanale, dalle sezioni UCIIM di Pontremoli e Aulla, dalle associazioni parrocchiali di Pontremoli dell’Azione Cattolica, si è tenuta sabato scorso nei locali del Seminario minore, con Davide Tondani, tessitore dell’evento, che ha guidato l’autore nell’analisi di alcuni aspetti della sua opera.
Campanini ha spiegato l’origine del titolo: parole tratte dalla lunga citazione dal “Diario di un curato di campagna” presente nel libro, che fa comprendere come davvero il magistero di Leone XIII “abbia fatto tremare la terra sotto i piedi” dei cattolici e dei non cattolici. Molto attuale la foto di copertina che ritrae Paolo VI in visita a quella che oggi è l’Ilva di Taranto.
47libroPapaAmpia la dissertazione sul rapporto fra “bene comune” – quello possibile, non quello assoluto nel nome del quale si può anche fare del male -, “sussidiarietà” e “solidarietà”, termine, quest’ultimo, legato in gran parte alla figura di Giovanni Paolo II e che rimanda al sindacato polacco “Solidarnosc” da lui sostenuto.
Poi il difficile rapporto tra Chiesa e democrazia: una “conversione” tutt’altro che facile se è giunta solo a metà del secolo scorso e che apre il tema ancor più arduo del rapporto fra “democrazia” e “verità”, fino ad aprire una discussione sui cosiddetti “principi non negoziabili”. Non negoziabili sono, appunto, i principi, non la modalità e la progressività della loro attuazione.
La “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, mostra come quel tema abbia radici profonde nel magistero della Chiesa, così come la “Popolorum Progressio” di Paolo VI apre il dibattito su quello che sarà definita come “globalizzazione”, inserendo nel dibattito i problemi legati al sottosviluppo e allo sfruttamento del Terzo mondo. Infine la “Centesimus annus” di Giovanni Paolo II che, in concomitanza con la fine dei regimi comunisti, chiude un’epoca. Aprendo, però, un dibattito ancora in corso sulla validità del sistema liberale e sulla possibilità di una nuova economia più rispettosa dell’uomo. (a.r.)