L’amore di don Gnocchi per i piccoli orfani e mutilati

Dieci anni fa, il 25 ottobre 2009, la beatificazione. Nei giorni scorsi il decennale è stato celebrato in Vaticano.
Presente anche nella nostra diocesi la Fondazione che continua la sua missione

Don Carlo Gnocchi (1902-1956)
Don Carlo Gnocchi (1902-1956)

La scorsa settimana abbiamo dato notizia dell’iniziativa che si è svolta il 25 ottobre nell’Ospedale S. Antonio Abate di Fivizzano per dare rilievo alla ricorrenza dei dieci anni dalla beatificazione di don Carlo Gnocchi.
La proclamazione delle virtù cristiane di don Carlo avvenne infatti nella giornata di domenica 25 ottobre 2009 a Milano, in piazza del Duomo, davanti a più di 50mila persone, nel corso di una solenne liturgia celebrata dal card. arcivescovo mons. Luigi Tettamanzi.
Il decennale è stato poi celebrato in maniera ufficiale il 28 ottobre, in aula Paolo VI in Vaticano, dove 5mila persone della “baracca” di don Gnocchi sono state ricevute in udienza dal Papa. “
Cari amici di don Gnocchi noi ci domandiamo se… la santità proclamata è la missione che il Signore vuole per don Carlo Gnocchi… Dalla nostra domanda prende avvio la ricerca, il vaglio lungo e severo dei documenti, delle testimonianze, la necessaria analisi che dobbiamo compiere perché la Chiesa possa esprimere il suo parere”. Sono le parole che il cardinale Carlo Maria Martini pronunciò il 27 febbraio 1987 nel Duomo di Milano nel corso della celebrazione con la quale veniva annunciato l’avvio del processo di Beatificazione nei confronti del “padre dei mutilatini”.
La vita di don Carlo Gnocchi (1902-1956) percorre per intero la prima metà del secolo scorso, segnata da due guerre che stabilirono record poco invidiabili di morti e distruzioni. La prima guerra mondiale lo vede fresco seminarista, già proiettato verso il ministero sacerdotale. Ordinato nel 1925, quasi subito è nominato cappellano di organizzazioni giovanili fasciste, fin quando, nel 1936, è incaricato dal cardinale Ildefonso Schuster come direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga di Milano; qui prende il via la collaborazione con i Fratelli delle Scuole Cristiane.
In coerenza con il rapporto di fiducia instaurato con i suoi allievi, allo scoppio della seconda guerra mondiale, chiede e ottiene di essere nominato cappellano militare nelle campagne militari di Grecia e Albania e, di Russia, al seguito della divisione Tridentina. Qui prende corpo la sua decisione di dare vita ad opere di carità e di aiuto.
A lui molti alpini affidano i loro famigliari, in particolare i loro bambini. Sopravvissuto alla tragica ritirata, percorre le vallate alla ricerca delle famiglie dei suoi alpini per prendersi cura dei piccoli orfani di guerra, dando vita all’Opera don Gnocchi. Subito, però, si rende conto della necessità di farsi carico anche dei bimbi mutilati di guerra: nasce così la Federazione Pro Infanzia Mutilata, sempre con lo scopo del recupero e dell’avvio ad una professione.
Siamo nel 1948; nei successivi 8 anni don Gnocchi darà vita alla Fondazione Pro Juventute e aprirà il campo della sua azione all’aiuto ai poliomielitici e ai disabili con l’apertura di sempre nuovi collegi. Questo fino alla morte, avvenuta il 28 febbraio 1956. La conclusione del processo di beatificazione è stata favorita dal riconoscimento di un miracolo: la guarigione inspiegabile dell’elettricista bergamasco Sperandio Aldeni, che il 17 agosto 1979 sopravvisse a una scarica da 15 mila volt che avrebbe dovuto ucciderlo. Il beato Carlo Gnocchi ha stretti rapporti con la nostra diocesi tramite la Fondazione a lui intestata.
Risale al 1957 l’acquisto del complesso della Colonia marina del Monte dei Paschi di Siena di Marina di Massa per farne una struttura riabilitativa permanente dei piccoli poliomielitici. Pochi anni prima della sua morte, il sacerdote lombardo aveva avuto modo di affezionarsi al litorale apuano, a seguito di un soggiorno nella Casa del Clero vicina alla colonia e dell’invio di un gruppo di mutilatini ai Ronchi per un periodo di vacanza estiva. Il beato, a causa della sua morte, non vide però la realizzazione di questa intuizione, concretizzata pochi anni dopo dai suoi successori alla guida dell’ente.
L’avvio di una vera e propria struttura riabilitativa aperta a tutti ha rappresentato il naturale sviluppo di una ispirazione volta all’assistenza dei vari tipi di malattie che richiedono l’assistenza di personale specializzato. Il polo riabilitativo di Fivizzano, attivo dal 2014, ha ulteriormente legato il nostro territorio a quella fondazione intitolata a chi ha saputo anche aprire la strada ai trapianti di organi, donando le sue cornee in un momento in cui questa operazione era ancora quasi sconosciuta in Italia.

(a.r.)