Erdogan a Roma: pochi i segnali di distensione sulla questione turca

Italia-Turchia. Espressioni tese e manifestazioni di protesta

06papa_erdoganUna visita caratterizzata dalla tensione quella effettuata in Italia dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una tensione che ha fatto sì che pochi, tirati sorrisi siano apparsi nelle foto ufficiali dei tre momenti istituzionali della “vacanza” romana del leader turco: in Vaticano, al Quirinale e a Palazzo Chigi. Una tensione che si poteva cogliere fin dai giorni precedenti l’evento, con le notizie di migliaia di poliziotti mobilitati nella capitale per gestire le prevedibili manifestazioni di protesta. Infatti, le notizie di scontri tra manifestanti e polizia hanno accompagnato quelle sugli spostamenti del presidente turco.
A scatenare le contestazioni soprattutto la questione curda, ma anche le tante violazioni dei diritti democratici nei confronti di uomini politici, giornalisti o, più generalmente, donne. Questo riguardo ad un Paese che da anni bussa alla porta dell’Ue, in attesa di entrarvi.
Per fortuna, alla fine si è parlato solo di pochi danni alle persone. Quella della “guerra contro le donne” è un’accusa che da tempo accompagna Erdogan. Sveva Haretter, attivista della Rete Kurdistan, riferisce all’agenzia DIRE che di recente sono stati legalizzati i matrimoni con bambine di 9 anni; sono stati creati ‘autobus rosa’ per difendere le donne dalle molestie, con il risultato di aumentarne la segregazione; in più occasioni, poi, militari turchi avrebbero oltraggiato i corpi di combattenti curde.
Al centro dell’incontro storico (era dal 1959 che non accadeva) in Vaticano sono stati i temi dello status di Gerusalemme – un argomento sul quale Turchia e Santa Sede hanno espresso simili dubbi e contrarietà -, l’offensiva militare contro i curdi e la situazione dei cristiani in Anatolia.
Era stato Francesco, nel corso della sua visita in Turchia nel 2014 a creare tensione parlando sulla questione armena, parlando del “genocidio” degli armeni di inizio Novecento e nuove tensioni vengono dalle accuse legate ai raid turchi nel distretto di Afrin, nel nord della Siria, dove è radicata la presenza curda. La nota ufficiale del Vaticano ha comunque sottolineato che entrambi gli interlocutori riconoscono il bisogno di promuovere la pace e la stabilità in Medio Oriente attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti dell’Uomo e del diritto internazionale.
“Rispettoso e franco” è stato definito l’incontro tra il capo dello stato turco Erdogan e Sergio Mattarella: al centro la situazione in Siria e in Libia e la questione del rispetto dei diritti umani. Su questo tema in particolare i due non sono andati oltre l’esposizione dei rispettivi punti di vista.
Infine, con un centro città blindato dalle forze dell’ordine, il faccia a faccia – di nuovo “lungo e franco” – con Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Qui, oltre a quelli sopra ricordati, sono stati aggiunti altri temi aperti: i rapporti economici fra i due paesi, le relazioni tra UE e Turchia, la questione siriana, i migranti e la situazione in Libia e la lotta al terrorismo.
Nonostante tutto, come già altre volte abbiamo avuto occasione di affermare, è importante che gli Stati, tramite i loro rappresentanti, continuino ad incontrarsi perché, se c’è chiarezza, il confronto diretto permette di mantenere sul piano diplomatico contrasti che, diversamente, potrebbero degenerare in ostilità più o meno dichiarate. E sappiamo bene che di tutto il mondo può avere bisogno tranne che di nuove occasioni di conflitto.

Antonio Ricci