Oltre le sbarre: un ponte  verso la società libera

Si è svolto a Massa il convegno promosso dalla Caritas diocesana. Le case di reclusione “non sono solo semplici luoghi di detenzioni, ma spazi in cui progettare e attuare il reinserimento”

Nella sala della Resistenza a Palazzo Ducale, a Massa, si è tenuto l’incontro “Oltre le sbarre: lavoro e volontariato un ponte per la città”.
Il convegno, organizzato da Caritas diocesana in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro e i cappellani delle carceri di Massa e di Pontremoli, voleva riflettere sulle realtà delle case di reclusione del territorio che, come sottolineato dal vicedirettore di Caritas, don Maurizio Manganelli “non sono solo semplici luoghi di detenzioni, ma spazi in cui progettare insieme e attuare il reinserimento nella società”.
Nei saluti il vescovo Mario ha sottolineato l’importanza di lavorare in squadra per evitare che, oltre alla pena, i detenuti debbano scontare anche l’esclusione sociale, mentre Umberto Moisè, coordinatore dei volontari penitenziari, citando la Costituzione, ha ricordato che: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari ai sensi di umanità e compito dell’ordinamento (tramite la pena) è quello di rieducare il condannato”.
Ad avviare i lavori i cappellani don Michele Bigi e don Giovanni Perini, che hanno introdotto l’intervento del consigliere regionale Giacomo Bugliani. Tra i presenti anche l’assessore al sociale del Comune di Massa Francesco Mangiaracina.
Il tema del convegno, “Oltre le sbarre”, è stato declinato grazie a numerosi interventi di chi opera quotidianamente dentro il carcere. Se la dott.ssa Antonella Venturi, nuova direttrice del carcere di Massa, ha evidenziato che il suo obiettivo, in linea con la direttrice uscente, sarà quello di continuare a costruire “un ponte verso la società libera” la dott.ssa Amalia Cucca, commissario della polizia penitenziaria, ha spiegato che il lavoro in ambito penitenziario è molto importante quale “primo banco di prova per la persona detenuta, che può sperimentare le proprie capacità e attitudini e dimostrare che vuole attuare un cambiamento”.
A parlare delle attività concrete la dott.ssa Daniela Verdino: “l’80% dei detenuti di Massa lavora; un vero successo possibile grazie a chi lavora nel carcere ma anche al direttore e alla magistratura, particolarmente illuminati, poiché incarnano perfettamente quanto previsto dal legislatore”.
Non sono poi mancati i racconti dei volontari che operano nel carcere, tra questi Telefono Azzurro, L’altro Diritto, il Rinnovamento nello Spirito, l’Associazione Papa Giovanni XXIII, quest’ultima realtà, in particolare, accoglie i detenuti dopo il periodo di detenzione.
A tirare le fila del convegno Alessandro Conti, direttore dell’ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi: “è essenziale – ha detto – che il mondo del lavoro sia sensibilizzato rispetto al reinserimento dei detenuti. Ricordiamo come, grazie all’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, sia permesso ai detenuti di svolgere lavoro all’esterno. In questo modo il lavoro, come già riconosciuto dal Magistero, svolte pienamente la sua missione nel concorrere a dare una nuova dignità al detenuto. Il nostro impegno nel carcere, oltre ai numerosi volontari, è portato avanti anche dal Progetto Policoro che, con l’impegno di redigere i curricula ai detenuti, è un valido strumento per gettare i semi di quei ponti che vogliamo costruire”. (E. G.)