I Farnese: potere arte e architettura

In mostra a Parma, nel complesso della Pilotta, fino al 31 luglio

Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III, ritratto da Raffaello (1509-1511)

Sono trascorsi 27 anni dall’ultima esposizione che Parma aveva riservato ai Farnese: ora il complesso monumentale della Pilotta torna ad ospitare una grande mostra dedicata a questa straordinaria dinastia, tra le più importanti del Rinascimento italiano. Originari della Tuscia, con ampi interessi tra le attuali regioni di Lazio, Toscana e Umbria, i Farnese incrementano a dismisura il loro potere all’inzio del Quattrocento, secolo nel quale, nel 1468, nasce a Canino, nel viterbese, Alessandro. Nel 1509 è nominato vescovo di Parma e, il 13 ottobre 1534, diventa Papa con il nome di Paolo III e sarà lui a istituire il Concilio di Trento (1545) della Controriforma. La famiglia, che aveva basato la propria fortuna soprattutto sulle armi, si lega alle arti, avviando quella straordinaria collezione oggi sparsa nei più importanti musei del mondo.

La “Tazza Farnese,” uno dei più importanti capolavori dell’arte antica. In mostra a Parma fino al 31 luglio

Paolo III ha affiancato il suo nome a maestri come Raffaello, Tiziano e Michelangelo al quale commissionò il Giudizio universale e il progetto di piazza del Campidoglio. Inoltre avviò lo sviluppo edilizio di Roma, ma senza dimentare i possedimenti di famiglia; fu lui, nel 1545, a unire in un unico ducato i territori di Parma e di Piacenza affidandolo prima al figlio Pier Luigi Farnese, già duca di Castro, e poi al nipote Ottavio. Mentre il primo sembrava privilegiare Piacenza, Ottavio scelse Parma senza esitazione, iniziando la realizzazione di spazi aperti e palazzi che ancora oggi sono un “unicum” e imprescindibile patrimonio della città.

Tra gli avori in mostra a Parma questo straordinario oliante in prestito dal Museo Pigorini di Roma

All’interno dei grandi volumi della Pilotta, la mostra si sviluppa in un percorso disseminato di oltre 300 opere arrivate a Parma da musei e collezioni private; tra i capolavori si segnalano 20 dipinti prestati dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli e firmati da Raffaello, Tiziano, El Greco e Annibale Carracci.
Sempre da Napoli, ma dal Museo Archeologico, ecco due pezzi unici come la Cassetta Farnese e la Tazza Farnese, questa risalente al II o I sec. a.C ., il più grande cammeo esistente al mondo con il suo diametro di 20 cm realizzato in un pezzo unico di agata. Oltre al potere e all’arte in mostra scorrono le architetture, grazie a disegni, progetti e video di grande impatto che descrivono chiese e palazzi, da Caprarola a Ischia di Castro alla Pilotta, complesso monumentale del quale si possono apprezzare dal vivo i Voltoni del Guazzatoio, la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina, la Galleria Nazionale e, naturalmente, il grande spazio del Teatro, vero capolavoro che ogni volta toglie il fiato per l’impatto emotivo che suscita.

Il Teatro Farnese nel complesso della Pilotta a Parma, fatto costruire a partire dal 1618 dal duca di Parma e Piacenza Ranuccio I

Fu il duca Ranuccio I Farnese a farlo costruire nel 1618 per omaggiare con uno spettacolo teatrale la sosta a Parma di Cosimo II. Il granduca di Toscana poi annullò il viaggio a Milano e il teatro rimase chiuso per un decennio, inaugurato solo alla fine del 1628 in occasione delle nozze di Odoardo, figlio di Ranuccio, con Margherita de’ Medici, figlia di Cosimo II. Quasi completamente distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il teatro venne ricostruito alla fine degli anni Cinquanta secondo i disegni originali. Nelle intenzioni dei promotori, la mostra si inserisce in un più ampio progetto di rilancio della Pilotta, vero simbolo del potere ducale dei Farnese, che si alza nel cuore del centro storico di Parma. Complesso monumentale unico che racchiude il Teatro, la Galleria Nazionale, la Biblioteca Palatina, il Museo Archeologico Nazionale e il Museo Bodoniano; questi ultimi due vedranno, nel prossimo futuro, l’apertura del nuovo percorso del primo e della nuova sede del secondo.

Paolo Bissoli