Il 10 maggio 1869 i binari della Union Pacific incontrano quelli della Central Pacific a Odgen (Utah): tremila km costruiti in soli sei anni!
Per emozionarsi di fronte alla costruzione di una ferrovia negli USA della seconda metà dell’Ottocento basta riguardarsi lo straordinario piano-sequenza con il quale Sergio Leone conclude “C’era una volta il west”. Finzione, certo, ma la maniacale precisione del regista italiano ha fatto sì che quel cantiere fosse il più possibile vicino alla realtà basandosi sulla ricca documentazione originale, anche fotografica.
A cominciare da quell’immagine immortalata su una preziosa lastra di vetro il 10 maggio 1869 a Odgen, sperduto paese nello Utah sulla sponda orientale del Grande Lago Salato, a metà strada tra Colorado e California. Il fotografo dell’American Geographical Society di New York fissò la stretta di mano clou della cerimonia dell’incontro delle rotaie gettate attraverso il continente nord americano per unire l’oceano Pacifico con l’Atlantico, la costa est con quella ovest e i relativi sistemi ferroviari già attivi da alcuni anni.
Quelle della Union Pacific erano partite da Sacramento – la città della corsa all’oro di venti anni prima – in direzione est; quelle della Central Pacific da Omaha, la città sul fiume Missouri da dove le carovane dei coloni partivano alla volta dell’Ovest più lontano: una sfida lunga tremila chilometri!
Era stato il presidente Lincoln a ratificare l’atto che il Congresso degli Stati Uniti aveva approvato nel 1862 non senza contrasti: tutti erano d’accordo sulla realizzazione dell’opera, ma scegliere un tracciato invece di un altro era un altro paio di maniche. Così quello prescelto era stato il quinto progetto presentato, ciascuno dei quali correva ad una latitudine diversa.
Del resto l’arrivo della ferrovia significava aumentare a dismisura il valore della terra e il prestigio dei territori, negli USA come in Europa; in fondo – e nel nostro piccolo – in quegli stessi anni anche nei due versanti del nostro Appennino si registravano aspre polemiche e grandi iniziative per il tracciato della linea ferroviaria che avrebbe dovuto unire il mar Tirreno con la Pianura Padana e che poi sarebbe diventato la ferrovia Parma-La Spezia.
Negli Stati Uniti dell’epoca, la scelta dell’itinerario centrale non fu mediazione: negli Stati Uniti in piena guerra di secessione, il peso maggiore lo ebbero i grandi investitori che avrebbero dato vita alle compagnie ferroviarie per la realizzazione dei lavori e la gestione della linea. E questo nonostante quell’itinerario centrale fosse incompatibile con gli accordi stipulati con le tribù dei nativi americani alle quali era stato “garantito” il possesso dei territori del Kansas e del Nebraska. Accordo disatteso con l’ennesima guerra tra nativi, coloni, ferrovie e militari.
Per realizzare quel progetto inoltre servivano investimenti che il governo non poteva garantire; insieme ad un prestito per ogni miglio realizzato, “Union” e “Central” si assicurarono la proprietà di una striscia di terreno larga venti miglia lungo tutto il tracciato della nuova ferrovia. Terreni che sarebbero stati venduti a peso d’oro!
Un’opera ciclopica che venne realizzata a tempo di record: i lavori in direzione ovest iniziarono nel 1863, quelli in California due anni dopo e nel 1869 erano ultimati.
Nei cantieri vennero impiegati migliaia di operai, sottoposti a lunghi turni di un lavoro rischioso, pesante e sottopagato: per questo la manodopera fu prestata soprattutto da immigrati. In gran parte cinesi, ma anche irlandesi, tedeschi, polacchi e, naturalmente, italiani: tutti disposti a rischiare il massimo per avere un’opportunità negata nei paesi d’origine.
Chissà se ebbero la consapevolezza che quel treno che contribuirono a far viaggiare sarebbe stato presto il mezzo con il quale milioni di loro conterranei europei e asiatici sbarcati a New York avrebbero attraversato il continente per cercare lavoro nelle miniere della Sierra Nevada o nelle nuove città della West Coast.
Storie di emigrazione: dalla Lunigiana verso gli USA a costruire ferrovie
Tra le migliaia di immigrati negli Stati Uniti che hanno trovato lavoro nella costruzione delle ferrovie, non sono mancati i lunigianesi. È il caso del pontremolese Luigi Beghetti (nella foto) a lungo negli USA nei primi anni del Novecento con i fratelli e impegnato nei cantieri delle ferrovie in California, nella zona di Sacramento. Ma anche i fratelli Fanti (Pietro, Giuseppe, Lorenzo, Vittorio e Florindo) lavorarono per un certo periodo alla costruzione di linee ferroviarie all’inizio del secondo decennio del Novecento.
Paolo Bissoli