Gli ebrei in Italia: tra accoglienza e discriminazione

I decreti degli imperatori romani, le bolle pontificie, le leggi razziali fino allo sterminio nazista

Gli ebrei dopo la conquista romana del 70 d.C. sono erranti: molti in Italia con la comunità più antica e numerosa si è costituita a Roma; la sua storia è segnata dai rapporti con i cristiani, con periodi di accettazione e altri di esclusione, fino allo sterminio nazista. La relazione con la minoranza giudaica ha fatto bene a tutta la città perché ha portato arricchimento culturale e spirituale, prima e più di quello economico. Ma i decreti degli imperatori romani furono sempre più oppressivi, in particolare di Adriano: il Dio unico ebraico era difficile da comprendere per chi aveva un dio per ogni attitudine.

Il lunigianese papa Niccolò V (1447-1455) ribadì la condanna cristiana degli interpreti della Legge giudaica e impose di rompere ogni relazione. Ma li difese dall’accusa di profanazione dell’ostia e di omicidi rituali, mitigò le asprezze dietro generose offerte, salvo gravi crimini, stabilì che non potevano essere perseguiti dopo un anno, che potevano esercitare il prestito su pegno e che i predicatori non dovevano alzare i toni contro. Accettò le tesi dei francescani che accusavano gli ebrei che detenevano il controllo della pratica medica, di  “distruggere la salute corporale e la vita dei cristiani”

40portico_dottaviaTra conflitti, aperture, affinità e differenze si snoda il lungo Medioevo, con le bolle pontificie di Gregorio Magno che tolleravano le pratiche religiose ebraiche, mentre Innocenzo III detestava gli ebrei e per affermare il primato della Chiesa li contrastò con spirito da crociata e inasprì le restrizioni nel IV Concilio Lateranense del 1215, vietando loro l’accesso alle corporazioni di mestiere al governo nei Comuni. Ma gli ebrei erano utili alla società per il prestito di denaro, essendo l’usura vietata ai cristiani. A partire dai 12 anni è imposto il segno giallo di riconoscimento, vietati matrimoni misti. Vengono le accuse assurde degli omicidi rituali, della diffusione della peste e altre infamie.
Gli ebrei poterono resistere alle tante difficoltà e discriminazioni col loro impegno culturale, religioso ed esistenziale di fedeltà al giudaismo, che non escluse relazioni feconde di pensiero coi cristiani. La comunità ebraica in Italia aumenta dopo la cacciata dalla Spagna; poco dopo papa Paolo IV con bolla del 14 luglio 1555 istituisce il ghetto per contrastare gli ebrei che vivono in mezzo ai cristiani, assumono balie e serve cristiane e “commettono altri misfatti a disprezzo e vergogna del nome cristiano”.
Il ghetto di Roma occupa ancora oggi due zone di case lungo il Tevere collegate da un labirinto di viuzze tortuose e oscure chiuse da un muro che partiva dal portico d’Ottavia, un edificio accorpava le cinque sinagoghe poiché era proibito averne più di una. Obbligati a vivere solo in questo quartiere, gli ebrei aumentano il loro isolamento, che li compatta e organizza maggiormente. Il papa Pio IV, un Medici, non abroga i rigori del suo predecessore, tuttavia elimina alcune rigidità.
Nell’età della Controriforma il “serraglio degli ebrei” vede una progressiva restrizione di spazi politici, giuridici, economici, fino a quasi tutto il Settecento c’è pressione per convertirli, è fatta propaganda contro i libri ebraici, a Roma ci sono tumulti. La rivoluzione francese porta la modernità dei diritti del cittadino, ne beneficiano anche gli ebrei, i ghetti vengono aperti.
Gli ebrei partecipano al Risorgimento italiano, vivono un tempo di normalità prima della nuova catastrofe delle posizioni razziste e antisemite. Ebrei in casa e cittadini fuori, trovano ascesa sociale, cattedre universitarie, Ernesto Nathan a inizio Novecento è sindaco di Roma, nasce il sionismo per raccogliere gli ebrei in Palestina. Combattono nella Grande Guerra, papa Benedetto XV spegne vibrazioni antisemite nella Chiesa.
La dittatura fascista per anni mantiene una calma apparente, ma stanno venendo avanti schedature e imposto il dirigismo statale, la stampa è sempre più contro gli ebrei, si fanno passi verso il razzismo fino alle leggi razziali, anticipate dal Manifesto del 14 luglio 1938, che porta alla persecuzione. Il 19 novembre il re non si rifiuta di firmare il Decreto completo per la difesa della razza italiana che espelle gli ebrei da ogni impiego pubblico.

16 ottobre 1943. La retata delle SS nel ghetto di Roma:
il viaggio senza ritorno per più di mille ebrei

40deportatiGli ebrei del ghetto romano non si aspettavano che, all’ombra del Vaticano, potessero essere deportati, e i nazisti usarono la trappola di evitare ogni ostilità. Herbert Kappler capo della Gestapo, fanatico antisemita, esegue ordini da Berlino che vogliono la “soluzione finale” del problema ebraico a Roma: tutti dovevano essere catturati con un’operazione rapida e segreta. Con la collaborazione del capo del Servizio Razza della questura, che consegna l’elenco preciso degli ebrei, chiede 50 chili d’oro da consegnare entro 36 ore come prezzo per evitare la deportazione, il ricatto lo escogita per fare bottino.
La terribile imposizione fu soddisfatta da una folla enorme per versare oggetti d’oro, molti non erano ebrei e sacerdoti. Consegnato l’oro in via Tasso in quantità esatta e senza ricevuta (già prima erano stati rubati libri e manoscritti di grande valore che riempirono due carri ferroviari verso la Germania) arriva il tradimento. Alle 5,30 del 16 ottobre, sabato festivo, sotto la pioggia 365 SS circondano le case del ghetto abitate da 4mila ebrei, è bloccata ogni strada, non hanno scampo 1259 persone (363 uomini, 689 donne, 207 bambini), ne partirono per lo sterminio 1022, ne tornarono 16.
Molti, avvertiti in tempo, sfuggirono alla cattura e nascosti in conventi, istituti religiosi, ospedali, case private per un lungo e difficile tempo. Himmler, secondo uomo di potere, si irritò con Kappler perché era riuscito a deportare “soltanto” 2000 ebrei da tutte le operazioni, sospettando con fondamento del bellissimo sabotaggio da parte degli italiani. Nell’ora cupa venne fuori un grande cuore solidale, che diede la forza ai “salvati” di una nuova vita e di fare memoria, ma testimoni senza parola sono i “sommersi”.

Non c’è quasi nessuna protesta, a parte quella dell’arcivescovo di Milano Schuster e dell’Osservatore Romano che denuncia la violazione unilaterale delle norme del Concordato sui matrimoni misti. Le leggi razziali colpiscono circa 70mila ebrei in larga misura cittadini italiani, la propaganda sui giornali e alla radio fa crescere l’odio contro di loro, trova zelanti persecutori e approfittatori che espropriano beni con indennizzi molto bassi. Vengono “bonificati” i libri e vietata la stampa di opere di autori ebrei, c’è nuova disposizione sui cognomi che diventano nomi di città. Lo storico Riccardo Calimani nella Storia degli ebrei di Roma (Mondadori, 2018) – da cui abbiamo preso tante notizie qui riportate – osserva che gli italiani in maggioranza poco inclini al razzismo, si adattarono alla propaganda così potente che i suoi residui “sono ancora presenti, almeno in parte, nel corpo sociale italiano”.

Maria Luisa Simoncelli