Economia della montagna: gli antichi mulini ad acqua di Vico

Nell’alta valle del Bagnone, sono in funzione dal XV sec.

Nei pressi dei mulini di Vico era l’antico ponte sul torrente Acquetta, qui in una foto del 1904
Nei pressi dei mulini di Vico era l’antico ponte sul torrente Acquetta, qui in una foto del 1904

Fino alla prima metà del secolo scorso, l’ economia della montagna appenninica era totalmente legata alle risicate risorse del territorio. Si coltivavano i magri campi, si allevava bestiame, si raccoglievano castagne… I mulini, come i gradili, le fornaci, le carbonaie… erano indispensabili e della loro importanza possiamo renderci conto leggendo gli statuti che regolavano la vita delle comunità. Carte e mappe evidenziano i confini – che dovevano essere assolutamente rispettati – permettendoci di collocare le varie “fabbriche” del tempo.
I mulini erano alquanto diffusi, fino alla fine dell’Ottocento, se ne contavano oltre quattrocento. Andando a ritroso nella memoria restano nitide le giornate in cui si trebbiava il grano  e “si battevano” le castagne. Era il momento della ricompensa, dopo stagioni di duro lavoro.
Le macchine arrivavano da altri paesi ed i nostri nonni si aiutavano a vicenda spostandosi anche da una frazione all’altra, con larga generosità. A noi bambini piacevano particolarmente quelle giornate dal fresco sapore contadino. Imitando i grandi  mettevamo pure noi vecchi foulard attorno ai capelli per schivare la grande quantità di pulviscolo che riempiva l’aria.
La paglia veniva sistemata nel pagliaio per poi servire da giaciglio ai buoni animali delle stalle. In fretta si riempivano i sacchi  di chicchi ed in fretta si portavano “al mulin ad Bepe e ad la Delvisa”. Stessa sorte per le castagne secche, i guson.
17castagneI mulini appartenenti, anche oggi, alla famiglia Simonetti, affondano le radici in un passato assai lontano. Le prime notizie risalgono al 1450. Sicuramente dal 1500 in poi divennero punto di riferimento per la nostra gente. “Bepe e la Delvisa” hanno rappresentato una vera e propria istituzione per il paese di Vico. Nello scorrere dei calendari, e nell’essere passati a miglior vita, è rimasta intatta la memoria della loro generosità. Chi aveva bisogno di un po’ di farina bianca, gialla o dolce per sfamare le tante bocche delle famiglie patriarcali, poteva sempre fare una capatina “al mulin” sicuro di tornare, al povero desco, con qualcosa di prezioso per allora. Attraverso una presa sul torrente Acquetta, l’acqua è deviata in un canale, detto gora, e condotta alle grosse macine di pietra. 

Indispensabili per l’economia dei paesi basata sulla produzione locale di castagne e cereali. Alimentati dal torrente Acquetta sono di proprietà della famiglia Simonetti.

Nella società dei consumi esse continuano a macinare grano, formanton, guson… per chi ama la fragranza delle cose genuine. Recandoci “al mulin”, oggi, troviamo Luisa Simonetti che, con orgoglio, continua il rito del macinare ad acqua. Solerte e gentile, Luisa restituisce, unitamente alla bontà del prodotto, anche un pezzetto di infanzia mai scordata nella cornice delle giornate che iniziavano all’alba, mai libere dal freddo, con i nonni contenti di scambiare, con gli amici, un bicchiere di vino, davanti al camino e ad un logoro mazzo di carte. Figure attinte alla memoria collettiva, simbolo del nostro mondo agreste-pastorale, carico di miseria ,ma ricco di umanità.
Una realtà, che pare una fola per i nostri ragazzi, descritta con semplicità. Come solo può fare chi ne custodisce le radici.

Ivana Fornesi