Fino alla mietitura

Domenica 23 luglio – XVI del Tempo Ordinario
(Sap 12,13.16-19; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43)

Grano buono e zizzania sono sempre cresciuti insieme, in ogni epoca. Sono semplicemente ridicole le sdolcinate nostalgie per una ipotetica età dell’oro mai esistita e le valutazioni pessimistiche sul tempo presente.

1. Non hai seminato del buon seme? La reazione dei servi che vogliono estirpare la zizzania è l’espressione di una Chiesa settaria, della Chiesa di coloro che si ritengono perfetti e che non sopportano la presenza di cristiani mediocri. Di conseguenza si propongono come giudici anziché come evangelizzatori. Fin che siamo su questa terra, nessuno può avere la pretesa di dividere il mondo in due parte: i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra, di qui c’è la verità, di là l’errore. Nessuno è confermato in grazia, e alternativamente noi stessi possiamo essere di volta in volta grano buono oppure grano cattivo.

2. Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania? Pertanto il discepolo evangelico è un uomo normale che non si pone su un piedistallo per giudicare tutti e tutto, ma è un uomo fragile, che ogni giorno dice: “Rimetti a noi i nostri debiti”. È quindi un uomo che sbaglia, ma è preso da un grande desiderio per il Regno di Dio e si lascia continuamente ispirare dall’ideale presentato nel Discorso della Montagna. Sa riconoscere le sue debolezze, ma non le giustifica come fossero virtù, anzi cerca di dominare e ordinare al bene le passioni e le emozioni, ha una giusta conoscenza di sé e non presume di avere sempre ragione; non si lamenta di tutto e di tutti come se fosse l’unico uomo buono e intelligente capitato per sbaglio in un mondo che non lo merita. Sente spontanea la diffidenza per ogni esagerazione.

3. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme. I servi sono preoccupati dell’abbondanza della zizzania, invece il padrone del campo è preoccupato piuttosto della crescita del grano buono, e pertanto si oppone alla richiesta di sradicamento, perché vuole dare la possibilità di crescita al seme buono.
Finché siamo su questa terra, viviamo il tempo della crescita. Bisogna aver pazienza ed essere convinti che il messaggio evangelico è il lievito che fa fermentare la pasta e che la Chiesa non esita a sporcarsi le mani per lavare i panni sporchi dei suoi figli, piuttosto che ritenersi la Chiesa dei perfetti che passa al setaccio tutti gli invitati al Regno.
Il nostro cuore accoglie il seme buono della Parola di Dio e lo porta fino a maturazione, pur in mezzo alle debolezze ed alle fragilità umane.
La parabola trasmette la fiducia che l’opera del seminatore avrà successo, che l’opera di Gesù, per quanto accompagnata da deludenti insuccessi, si mostrerà feconda e sarà confermata dalla rivelazione finale del Regno di Dio.
Non siamo in presenza della fine del cristianesimo, bensì di fronte al tramonto di una cristianità troppo compromessa con le idee del mondo. Il raccolto non mancherà, ma non rubiamo il mestiere agli angeli.

† Alberto