Castagne belle e buone, un raccolto super in Lunigiana

Non hanno sofferto troppo il caldo estivo e la resa della farina sembra di ottimo livello

Un momento della raccolta delle castagne.
Un momento della raccolta delle castagne. Si annuncia inoltre una farina “super”

“A nostro giudizio questa è una delle farine più buone degli ultimi anni”, basterebbe questa frase di Barbara Maffei dell’Agriturismo Montagna Verde di Licciana Nardi per capire come sia andata la raccolta di castagne in Lunigiana. Belle, buone e sane, è questo il leit motive che circola in merito alla resa della “regina” dei boschi nostrani. Lo conferma anche Marino Giumelli titolare del negozio “Il fungo” di Pontremoli, azienda che produce la farina di castagne Dop, “le castagne sono belle e sane. Stiamo tornando, dopo anni altalenanti, a un livello di produzione importante”. Insomma nonostante il prolungarsi della siccità estiva e delle alte temperature i castagni hanno infatti resistito bene “anche se, inevitabilmente, alcune piante collocate nelle zone più esposte al sole il caldo lo hanno sofferto” sottolinea Giumelli. In particolare, “agosto è stato il mese della svolta. Le piogge, anche se non abbondanti e non omogenee, sono state molto utili ai castagni. Nel giro di un paio di settimane i rami dei castagni hanno cominciato a incurvarsi, segno che i frutti cominciavano a crescere dentro i ricci”. Il caldo ha avuto poi il merito di limitare la nascita di elementi che distruggono le castagne, così come irrilevante è la presenza del marciume gessoso “Gnomoniopsis castanea”, una muffa del castagno che “fortunatamente nel nostro territorio è praticamente inesistente” evidenzia la Maffei. Quindi una stagione forse partita con lieve ritardo ma che poi si è invece “riscattata” alla grande con frutti abbondanti e che danno l’idea di essere di qualità anche se per avere un responso definitivo sul livello del prodotto bisognerà attendere la conclusione del lavoro che porta alla realizzazione della farina. Ma le premesse sono davvero ottime come evidenzia la Maffei “il primo campionamento da noi effettuato sulla farina dà una percentuale del contenuto zuccherino attorno al 32%. L’anno scorso che, già era stato eccezionale, avevamo raggiunto il 30% a fronte di un dato medio degli ultimi 8 anni sul 23-24%”. Ottimo anche il dato sull’umidità con una percentuale molto bassa (4,7%) dato che garantisce una maggiore conservabilità a temperatura ambiente e un freno contro lo sviluppo di tossine e agenti patogeni.

Tutti dati positivi che fanno pensare che la farina lunigianese abbia tutte le caratteristiche per confermare l’iscrizione alla Dop E a proposito della Dop la Maffei sottolinea come questa possa “davvero rappresentare un vettore importante per il commercio lunigianese. Anche perché in tutta Italia esistono solo due Dop di farina di castagne, la nostra è quindi una ricchezza che dovremmo sfruttare meglio a livello comprensoriale”. Giudizio condiviso anche da Mario Giannarelli chef del ristorante Passo del Cerreto a Fivizzano che con il Parco dell’Appennino sta organizzando da qualche anno il contest gastronomico “Dolce & Farina” per valorizzare il prodotto della castagna “sì nel nostro territorio c’è una dimensione più artigianale mentre in altri contesti c’è una produzione più industriale”. Ma c’è anche un aspetto negativo, evidenziato dalla Coldiretti, ovvero l’abbandono dei boschi e dei castagneti da frutto. Si stima che, nella sola Lunigiana, ci siano almeno quindici ettari di castagneti in stato di abbandono. Questo crea un grande rischio, sottolinea Francesca Ferrari, Presidente della Coldiretti Massa Carrara che è quello di “trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia che vengono spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai nostri produttori. Per limitare la dipendenza dall’estero c’è bisogno di recuperare i castagneti oggi abbandonati nella nostra bella Lunigiana, e più in generale nella nostra regione, rimetterli in produzione. C’è molto spazio ancora”. Anche per quanto concerne la farina bisogna prestare molta attenzione, a partire dalla tempistica, come sottolineano i produttori “la nostra farina Dop non viene commercializzata, per legge, prima del 15 di novembre. E poi bisogna sempre leggere bene l’etichetta ed assicurarsi che ci sia il logo comunitario. Il rispetto del disciplinare garantisce la qualità”. Un ferreo disciplinare che prevede l’antica essiccazione a fuoco lento nei metati, la selezione manuale e la macinatura a pietra. Un metodo che garantisce l’alta qualità del prodotto. (r.s.)