Ancora e sempre guerra in Centrafrica

Milizie e mercenari russi spargono paura e morte. Il territorio è insicuro

Si parla tanto, a fronte della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, di “guerre dimenticate” perché combattute nel Terzo Mondo e una di queste è quella in atto da diversi anni, con alti e bassi, nella Repubblica Centrafricana. Di essa abbiamo riferito a più riprese, data la presenza in quel Paese delle missionarie delle Suore del Lieto Messaggio e di alcuni frati cappuccini originari della nostra zona. Oggi il grido di allarme è lanciato da padre Aurelio Gazzera, carmelitano scalzo di Cuneo, da quasi vent’anni Centrafrica (ora è a Baoro, dove segue scuole e asili), attraverso un’intervista al Sir.
“Giorni fa, racconta il missionario, siamo andati a distribuire aiuti agli sfollati in una comunità a 70 km di Baoro. Ma ora abbiamo paura anche delle mine messe dai mercenari russi, oltre che delle violenze provocate dal conflitto tra governo e ribelli”. La zona dove si trova padre Gazzera è molto povera, con un solo ospedale e pochissimi servizi. Non è distante dai territori controllati dai ribelli della Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc), che vivono dei proventi dei racket ai check point. Il governo attuale ha deciso di chiedere aiuto ai mercenari russi del gruppo Wagner, che sono riusciti a liberare la capitale dalle milizie e a farle arretrare a nord ovest.
“Ma i russi, spiega, non sono chierichetti e non fanno questo lavoro gratis. Sono accusati di violazioni dei diritti umani ed hanno disseminato il territorio di mine. Giorni fa hanno accerchiato e ucciso a sangue freddo alcuni miliziani. Per questo la popolazione ha paura anche di loro”.
Numerosi sono gli episodi di violenza da entrambe le parti: a Ippy, nel centro del Paese, a causa degli scontri tra ribelli ed esercito supportato dai russi, sono state registrate violenze e tante persone sono dovute fuggire dai villaggi. Cosi, stretti in una morsa tra milizie e forze governative, con una scarsissima fiducia nei confronti dei caschi blu dell’Onu (Minusca) – accusati di scandali sessuali e inefficienza -, il 60% della popolazione si trova ad avere ancora bisogno di assistenza umanitaria: si pensi solo che la percentuale di sfollati interni va dal 20 al 30%.
A preoccupare è anche l’economia perché, a seguito della guerra in Ucraina, c’è stato un aumento enorme dei prezzi di prodotti come olio, farina, cemento e gasolio. Il blocco dei finanziamenti da Ue e banche africane, inoltre, rischia portare il Paese sull’orlo della bancarotta. Pesa sempre di più l’influenza delle potenze straniere: mentre la Cina è interessata solo agli affari e fa razzia di materie prime, la Russia è interessata sia al controllo politico sia all’oro e ai diamanti. Inoltre attua strategie di disinformazione sulle radio e sui social. Rimane la consolazione delle parole di Papa Francesco, che non smette di porre l’attenzione sui tanti conflitti dimenticati.

P.C. – Agensir