In memoria delle vittime delle foibe

10 febbraio, “Giorno del ricordo”

Esuli istriani sfollati con il Tricolore sul carro

Il Presidente della Repubblica Ciampi, nel suo settennato si prodigò per una rilettura del tragico periodo della seconda guerra mondiale per fare germogliare, da una ritrovata memoria condivisa, un percorso di riconciliazione nazionale.
Dal 2004, in questo contesto, il 10 febbraio l’Italia celebra il “Giorno del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale: una tragedia nazionale – qualunque sia il numero delle vittime – a lungo dimenticata: a livello internazionale, per ragioni di realpolitik nella stagione della guerra fredda; in Italia, per l’imbarazzo che avrebbe provocato da una parte l’accusare le milizie comuniste titine, dall’altra ricordare la pulizia etnica italiana durante il ventennio, l’invasione della Jugoslavia, il campo di concentramento per civili slavi sull’isola di Arbe.
Il tentativo di riportare a galla quel capitolo rimosso della storia nazionale, di farne memoria condivisa, appare però naufragato. Il complesso scenario geopolitico del confine orientale, in cui gli italiani sono stati prima carnefici e poi vittime, ma anche la triste vicenda dei campi profughi nei quali gli italiani confinarono gli esuli istriani è stata da subito monopolizzata dal peggior nazionalismo, aiutato dallo sdoganamento di quel pezzo di destra italiana che non ha mai celato le proprie nostalgie fasciste.
Il Giorno del ricordo è diventata occasione per ostentare – anche in celebrazioni istituzionali – gagliardetti della X Mas e camicie nere, per imporre una narrazione storica in chiave revisionista, di dubbia autorevolezza scientifica. Eppure, sulle vicende del confine orientale abbiamo bisogno di verità, fornita da una ricerca storica rigorosa nei suoi metodi di ricerca.
E abbiamo bisogno della sua morale per non ricadere, oggi che i nazionalismi tornano a farsi sentire, negli errori del passato: un obiettivo irraggiungibile in questo contesto culturale e politico.

(d.t.)