“In Siria lasciati soli davanti alla morte”

l calvario di dieci anni di guerra descritto dal nunzio card. Mario Zenari

12siria“Oggi, 15 marzo, la Siria entra ufficialmente nel suo decimo anno di guerra. È impossibile tracciare un bilancio di questo lungo tempo. Valgono le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che lo scorso 12 marzo ha parlato di crisi umanitaria di proporzioni ‘monumentali’ con più della metà della popolazione costretta ad abbandonare le proprie case, un numero imprecisato di vittime, con 11 milioni bisognosi di assistenza umanitaria”.
A dirlo al Sir è il card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria. Descrivere quel Paese come “un cumulo di macerie” potrebbe non bastare per raccontare “una lunga serie di atrocità orribili, inclusi crimini di guerra”, perpetrati dalle parti in lotta, “sono stati nove anni di violazioni sistematiche di diritti umani su scala massiva. Nell’udienza generale del 12 febbraio, Papa Francesco, che ha nominato la Siria più di ogni altra nazione, ha ricordato che ‘l’amata e martoriata Siria sanguina da anni’”.
E continua a sanguinare perché la guerra continua. Una vera e propria Via Dolorosa: quella a Gerusalemme è lunga qualche centinaio di metri, ma in Siria si prolunga per chilometri. La Siria è stata derubata e lasciata, come il malcapitato della parabola evangelica, mezza morta sul ciglio della strada. Il Pontefice ha parlato di una colpevole “coltre di silenzio” che rischia di coprire la guerra che ha devastato la Siria nel corso di questo decennio e che accenna a sollevarsi solo in questi ultimi tempi. Parlare di pace e di ricostruzione in Siria può ancora aver senso se ciascuno, a cominciare dalla comunità internazionale, farà la propria parte. “Ad oggi, dice il nunzio, non si vede né la ricostruzione né la ripresa economica. Alcune delle sanzioni internazionali fanno sentire i loro effetti negativi”.
A questo riguardo la Chiesa in Siria, incoraggiata da Papa Francesco ad essere ‘Chiesa in uscita’, cerca di essere presente con progetti e programmi, grazie all’aiuto dei cristiani sparsi nel mondo, e di essere pronta a sporcarsi le mani. “Credo che non sia mai stato un tempo così favorevole per la Chiesa, ‘Chiesa di sale’, sale che si scioglie nel cibo, che non si vede, ma che si sente e dà sapore. Ma è anche una Chiesa ferita: più della metà dei cristiani sono emigrati”.
“Le chiese, edifici, sono quasi tutte ricostruite ma – spiega mons. Zenari – mancano diverse pietre vive, soprattutto i giovani. Si tratta di una ferita inferta anche alla società siriana”. Quel Paese che un tempo era un giardino e oggi solo un deserto tornerà a fiorire “se verrà innaffiato da tante gocce di solidarietà. Dopo le pioggerelline di marzo, il deserto pietroso siriano si copre di una incantevole sottile coltre di verde. E questo potrà accadere grazie anche all’impegno fattivo e alla generosa solidarietà di istituzioni, organizzazioni umanitarie e di semplici persone”.

(D.R. – Agenzia Sir)