Alpi Apuane, montagne di leggende

Sono quelle nate dalla fantasia popolare e raccontate all’UniTre Pontremoli Lunigiana dallo studioso e storico Costantino Paolicchi

Il monte Forato
Il monte Forato

Tutto un mondo di elementi irreali intrecciati con la dura realtà di pastori e cavatori del massiccio geologicamente giovane delle Alpi Apuane è stato illustrato all’Unitre dallo studioso ed escursionista Costantino Paolicchi.
Le leggende da sempre e in ogni luogo hanno abitato le montagne sollecitando emozioni, piacere della narrazione, hanno dato corpo a figure visionarie, spesso paurose,inafferrabili presenze notturne che fanno entrare in dimensioni di mistero, di spiritualità, di senso di precarietà.
Antiche dall’età pagana sono sopravissute con le varianti nell’era cristiana. Mediante parole, citazioni da Dante, Boccaccio, Ariosto, Pea e magnifiche immagini riprese dal libro di Enrico Meda Aspettando l’alba. Notturni Apuani, Paolicchi, da molti anni animatore culturale a Serravezza e Pietrasanta, ha fatto conoscere l’ambiente delle quattro Panie (Secca, della Croce, Pizzo delle Saette, Forato).
Montagne aspre, palestra per rocciatori da tutto il mondo, nei versanti di Versilia, Massa, Carrara e Lunigiana sudorientale. Un prodigio della natura sono il possente cilindro del Procinto con rarità botaniche, il monte Forato ,un cerchio d’azzurro, una finestra aperta nella roccia, una balaustra affacciata sul vicino mare per appoggiarvi il fervore delle leggende.
Sono davvero tante le fantasie, le storie che si sono radicate in questi spazi e che hanno fatto compagnia ai pastori che salivano per i mesi della transumanza in alpeggio e vivevano in casette quasi tutte ormai andate perse. Qui, a Pruno, Cardoso, Campocatino, prati di Valli per secoli gli “uomini della neve” entravano di notte nelle grotte profonde , si caricavano di sacchi della neve perenne anche nell’estate e la portavano prima del sorger del sole sulla piana sottostante per refrigerare pesce, bevande, fare granite prima dei frigoriferi. Era un commercio che generava anche conflittualità essendo terre di confine politico: un documento conservato in Versilia del 1699 accerta le pertinenze di confine tra Granducato toscano, ducati di Modena e di Massa con intervento delle istituzioni pubbliche.
Migliaia sono le leggende apuane, ne ha raccolte molte Angelo Bartolucci guida delle Panie ucciso in un’imboscata dai tedeschi nel 1944 mentre accompagnava partigiani. I pastori, i cavatori vivevano le paure del caprone volante di cima in cima, un ibrido uomo-capra di tradizione leggendaria garfagnina, della scia luminosa del serpente volante, dei tizzoni ardenti, dei sussurri tra l’erba degli insepolti, dei fuochi fatui interpretati come figura dei dannati dentro i precipizi, delle fate che tessono dopo l’Ave Maria nelle spelonche del monte Tambura, del ligure uomo selvaggio.
Un singolarissimo ambiente evocato bene anche da Augusto Cesare Ambrosi: figure terrorizzanti immaginate insidiose nella notte nei luoghi dove “ci si sente e ci si vede”, tronchi di castagni percepiti come volti grotteschi, su un’erta incredibile l’eremo di San Viano, un eremita reggiano che qui si sarebbe rifugiato e dove salgono ancora pellegrini e paesani. Scavato in grotta è l’eremo di Calomini.
Su tutti i versanti ci sono grotte naturali, quelle di Equi, la grotta del Vento, l’antro del Corchia. Dante cita la spelonca dell’aruspice etrusco Aronta tra i bianchi marmi sopra Carrara che scruta il mare e le stelle.
Sarebbe arrivata sulle Apuane la Sacra Famiglia inseguita dai soldati di Erode e salvata dal monte Forato, l’apertura circolare si sarebbe formata per un misterioso macigno scagliato contro la roccia come un missile. Il Pisanino il monte più alto, il Pizzo d’Uccello il Cervino delle Apuane raggiungibile salendo da Orto di Donna e il rifugio Donegani , il Sagro, un menhir naturale che incombe su Vinca sono vette associate a fantasie di ceffoni al diavolo tentatore, di fuggitivi come il giovane Pisanino perseguitato dal lucumone etrusco di Pisa,ripara sulle Apuane, è aiutato da una fanciulla innamorata che ne piange la morte.
Un paesaggio molto suggestivo circonda il lago artificiale formato dalla diga dell’Enel che ha sepolto nel 1950 il paese di Vagli, dentro il parco delle Apuane, che riemerge come un rudere spettrale quando c’è il prosciugamento per lavori di ripulitura. Presentando le fotografie di Angelica e Lorenzo, i due ultimi abitanti stabili in una semplicissima casetta sui pendii apuani, anziani ma sereni si riassumeva nel video l’essenza della vita di montagna, la pace interiore, ora che sono scomparsi sono ricordati ”Angè e Lorè lei regina e lui re”.

Maria Luisa Simoncelli