Aggressioni e mancanza di rispetto: non sarà razzismo ma preoccupa lo stesso
Daisy Osakue
Daisy Osakue

Se bastano tre indizi per fare una prova, crediamo che ci sia davvero di che preoccuparsi: ci riferiamo alle notizie di aggressioni, fisiche o verbali, e di gesti di mancanza di rispetto nei confronti di persone di colore. In alcuni casi, come quello della giovane Daisy Osakue, pienamente inserite nel nostro Paese, al punto da rappresentarlo nella Nazionale di atletica leggera.
È giusto ammettere che solo al completamento delle indagini sarà possibile sapere se tutti i fatti che stanno emergendo in questi giorni sono riconducibili ad atteggiamenti razzisti, così come, d’altro canto, non è corretto usare episodi, per il momento, abbastanza isolati, per affermare che il razzismo stia dilagando nel Paese. Intanto, però, i vescovi italiani, tramite mons. Giovanni D’Ercole, responsabile delle Comunicazioni sociali della Cei, non hanno avuto esitazioni nel dichiarare che “gli episodi di violenza e di intolleranza di questi giorni suscitano dolore, indignazione e profonda preoccupazione”, aggiungendo che “c’è il rischio concreto che si tenda ad una lettura generalizzata e amplificata degli eventi creando, nei fatti, un clima di profonde incomprensioni”.
Detto questo, resta il fatto che troppe parole siano state dette e scritte in questi ultimi mesi trasformando fenomeni sociali di ampia portata in puri e semplici problemi di ordine pubblico, con il rischio – questo sì confermato da certi episodi – di stimolare i cittadini ad una idea di “giustizia fai da te” che fino ad oggi non ha mai trovato spazio nel nostro Paese.
Che il problema sia serio si può capire anche guardando al di fuori dei nostri confini, in Paesi che da anni sono alle prese con una forte immigrazione: Regno Unito, Francia e Germania sono tra questi e sono ben lontani dall’aver risolto i problemi legati alla convivenza delle diverse nazionalità di origine.
Ma, si è scritto tante volte, basta guardare alla nostra storia del secondo dopoguerra, con l’arrivo dei “terroni” al Nord: come si potrebbero altrimenti definire certi atteggiamenti di rifiuto nei confronti di persone in possesso della stessa nazionalità?
Se questo è vero, sia pure volendo concedere il dubbio al dilagare del razzismo, non sarebbe bene che, per esempio, un ministro evitasse di soffiare sempre e soltanto sul fuoco, cominciando ad ammettere che se l’immigrazione è un problema, non è altro che uno dei tanti che stringono d’assedio l’Italia?
Perché nel frattempo l’economia continua a soffrire: è di oggi la notizia che la disoccupazione sta rialzando la testa. Di ben altro il Paese ha bisogno per mettersi al passo con i maggiori competitori; per esempio di una Europa amica, capace di ridare forza al processo di unione.
E invece ci ritroviamo con un presidente del Consiglio che si vanta di rappresentare un governo populista e cerca visibilità accanto ad un collega americano che non ha certo bisogno delle sue lezioni per andare su quella strada. Questa è la situazione che lasciamo prima della pausa estiva; speriamo, alla ripresa settembrina, di non dover registrare peggioramenti significativi. (a.r.)