La Consulta delle Aggregazioni laicali ha il nuovo segretario

Intervista a Cesare Ciancianaini: “Segno di speranza e fonte di aiuto alla vita della Chiesa locale”

11CiancianainiCesare Ciancianaini, di Carrara, è il nuovo segretario della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali. Succede ad Alfonsina Ramagini e a lei, dichiara subito, “va il ringraziamento per il suo impegno che ha permesso, tra l’altro, di celebrare, con vasta partecipazione, il Giubileo delle Aggregazioni Laicali nell’anno della Misericordia”.
La Consulta è la casa comune delle aggregazioni laicali. Oltre all’assemblea, che raccoglie i delegati, due per ogni aggregazione aderente, la Consulta comprende anche il Consiglio di segreteria, composto dal segretario, dal presidente dell’Azione Cattolica e da quattro consiglieri eletti dall’assemblea. La Consulta ha come fine realizzare un dialogo sempre più efficace tra le varie aggregazioni per partecipare in modo fattivo alla vita ecclesiale; dà il suo contributo alle attività diocesane nominando, attraverso l’assemblea, alcuni suoi rappresentanti in seno al Consiglio Pastorale Diocesano. Con il neo segretario abbiamo cercato di capire meglio il ruolo svolto da questa istituzione.

Sulla base dei documenti del magistero, qual è la funzione della Consulta all’interno della Chiesa diocesana?
La Consulta ha come riferimento più attuale la lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede indirizzata ai vescovi, dal titolo Iuvenescit Ecclesia (I.E.). Nel documento viene delineato il rapporto tra il vescovo e i sacerdoti e le aggregazioni laicali. Le aggregazioni, nate da un carisma condiviso, costituiscono una risorsa per il rinnovamento della Chiesa e per l’urgente conversione missionaria, avendo come scopo il fine apostolico generale della Chiesa. Circa la relazione tra doni gerarchici e carismatici si parla di coessenzialità; il che comporta una forte assunzione di responsabilità in ordine alla partecipazione alla pastorale diocesana. Il documento inoltre va a precisare quali possono essere le difficoltà: da una parte la valorizzazione delle aggregazioni come risorsa, dall’altro l’attenzione ad evitare l’autoreferenzialità, che diviene un pericolo per la comunione ecclesiale.

Nel documento citato si precisano alcuni “criteri di ecclesialità”.
I criteri riportati sono ben otto, di questi ne vorrei considerare due. Il primo parla di “primato della vocazione di ogni cristiano alla santità”. La consulta e l’assemblea sono quindi chiamate ad essere palestre in cui questa vocazione viene condivisa e messa in luce, nel modo proprio di ciascun carisma. Il quinto, poi, dice così: “riconoscimento e stima della reciproca complementarietà di altre componenti carismatiche nella Chiesa”. Vale a dire quello che afferma S. Paolo: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”; su questo aspetto abbiamo davanti tanto cammino perché è la premessa al dialogo e quindi ad un percorso realmente sinodale. Tutto questo è esplicitato anche nella Evangelii Gaudium di Papa Francesco al n° 130: “Lo Spirito Santo arricchisce tutta la Chiesa che evangelizza anche con diversi carismi. Essi sono doni per rinnovare ed edificare la Chiesa. Non sono un patrimonio chiuso, consegnato ad un gruppo perché lo custodisca; piuttosto si tratta di regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale, attratti verso il centro che è Cristo, da dove si incanalano in una spinta evangelizzatrice. Un chiaro segno dell’autenticità di un carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti. È nella comunione, anche se costa fatica, che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo”.

Quale pensa possa essere il contributo che la Consulta può dare nella attuale situazione diocesana?
Non penso di poter ancora esprimere orientamenti precisi per conto dell’assemblea; da quanto però mi è dato di conoscere, la tensione verso la comunione tra le aggregazioni costituisce di per sé un contributo importante alla Chiesa locale. Nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte si legge al n° 43: “Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità di comunione… significa capacità di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo Mistico… senza questo cammino spirituale a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita” . Le aggregazioni possono essere sia nella loro specificità, sia nella comunione tra loro e con la Chiesa locale, un segno di speranza, un luogo in cui si può fare esperienza della dimensione trinitaria dei rapporti.