Il mondo verso una nuova corsa al riarmo ?

Dopo l’annuncio di Trump spese militari in aumento dell’1% già nel 2015

Donald_TrumpL’amministrazione Trump ha annunciato di voler aumentare le spese militari degli Stati Uniti di 54 miliardi in un anno (+10%), “per mantenere l’America sicura” e “se necessario, per combattere e vincere”. Gli Usa sono già il Paese con il più alto investimento nella difesa, il principale esportatore di armi (33%) e quello che possiede più testate nucleari, circa 7.000. Un rilancio degli investimenti bellici da parte americana può innescare una escalation anche nel resto del mondo? Intanto, immediata è stata la reazione della Russia, con osservatori che paventano scenari da guerra fredda e la Cina ha annunciato una crescita della spesa per la difesa pari all’1,3 per cento del Pil previsto per il 2017. Uno scenario in netto contrasto con l’invito espresso da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace a seguire “la via della pace: non quella proclamata a parole ma di fatto negata perseguendo strategie di dominio, supportate da scandalose spese per gli armamenti”. La corsa agli armamenti in realtà non inizia oggi. Nel 2015 le spese militari mondiali sono infatti cresciute dell’1% superando i 1.760 miliardi di dollari, pari al 2,3% del Pil mondiale (rapporto Sipri). In testa alla classifica sempre gli Stati Uniti, che da soli contribuiscono al 36% della spesa complessiva, seguiti da Cina (13%), Arabia Saudita (5,2%), Russia (4%) e dagli altri 165 Paesi (l’Italia è al 12° posto con poco meno di 24 miliardi) che si dividono il restante 19%. Nell’export militare l’Italia è all’ottavo posto (3%), ma è il principale esportatore di armi “leggere” con 307 milioni di euro. Gli Usa possiedono da soli 7.000 testate nucleari, la Russia 7.290, Francia 300, Cina 260, Regno Unito 215, Pakistan e India rispettivamente un centinaio, Israele 80, Corea del nord 10. Sul territorio italiano, nelle basi Usa di Ghedi e Aviano, sono dislocate 70 testate nucleari americane. Il 27 marzo prossimo le Nazioni Unite dovrebbero tornare a discutere sul progetto di abolizione delle armi nucleari – 123 nazioni lo scorso 23 ottobre hanno votato a favore della messa al bando – il nostro Paese invece si è opposto. “Scandalizzati, indignati e preoccupati per questa realtà angosciante e il rischio di ripetersi di scenari da guerra fredda”: così reagisce don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia. “La spesa militare in molti Paesi è già molto alta – afferma -. Il rischio di una escalation con la Russia ci riporta indietro di anni”. Secondo don Sacco il presidente Trump “è abile a cavalcare l’opinione pubblica, offrendo una illusione di sicurezza. Al contrario così si aumenta l’insicurezza globale, perché si vedrà sempre più l’altro come un nemico”. Per questo don Sacco chiede alla comunità cattolica “un sussulto di indignazione”.

P.C. – Agensir