Mons. Delpini: “Fatevi avanti, seminatori  di speranza!”

Celebrato a Pontremoli il 402° anniversario del voto alla Madonna del Popolo alla presenza dell’Arcivescovo di Milano

Mons. Delpini con il vescovo diocesano, fra’ Mario Vaccari e il vescovo emerito Gianni Ambrosio

Pontremoli ha celebrato il 2 luglio l’anniversario del voto alla Madonna del Popolo e, dopo il triduo di preparazione, e le messe del mattino, il solenne pontificale che ha visto una nutrita rappresentanza del clero diocesano e un buon concorso di fedeli e durante il quale c’è stato il dono della cera da parte delle autorità comunali.
Insomma, una testimonianza di devozione e di fede svoltasi secondo una prassi consolidata e apparentemente immutabile, su cui ha fatto irruzione l’appassionata omelia di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano invitato da Fra’ Mario Vaccari a impreziosire la solenne giornata della Chiesa pontremolese e diocesana.

Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano

Atteso con molta curiosità dai fedeli che riconoscono nella Chiesa ambrosiana e nei suoi pastori un punto di riferimento imprescindibile, mons. Delpini non ha tradito le aspettative, con una riflessione non ingessata, non istituzionale, ma appassionata e diretta.
Dopo la consegna della cera da parte del sindaco Jacopo Ferri, il presule lombardo ha infatti offerto un’omelia che è stata una lettura del presente orientata ad attualizzare il voto di 4 secoli fa e a rendere vivo e attuale l’impegno a seguire Maria nel mondo d’oggi.
Spacciatori di disperazione e seminatori di speranza sono i due poli su cui si è sviluppata la riflessione. “Si aggirano, dappertutto, forse anche a Pontremoli, gli spacciatori di disperazione. Come tutte le droghe, la prima dose è gratis, poi crea una dipendenza dalla quale è difficile liberarsi” sono state le prime parole di monsignor Delpini.
Lo spacciatore di disperazione non crede a niente, disprezza ogni promessa che offra speranza, dichiara che Dio non esiste. “Se vuoi godere la vita, devi essere disperato e fare quello che vuoi facendo tacere la coscienza che distingue bene e male e insinua il timore di dover rendere conto di quello che fai”.
“Gli spacciatori di disperazione sono molto popolari e ricevono molti applausi”, ha proseguito il presule, che a questa figura ha contrapposto “quelli che resistono, quelli che continuano a pensare che la disperazione sia una malattia: sono i devoti della Madonna del popolo”.

L’ingresso di mons. Delpini in Concattedrale a Pontremoli

“I devoti della Madonna del popolo – ha evidenziato – considerano la disperazione come una malattia, come una peste; ricordano la storia del voto e celebrano l’anniversario il 2 luglio di ogni anno per chiedere la grazia che il popolo di Pontremoli sia guarito da questa preoccupante epidemia di una peste dell’anima. E Maria ascolta la preghiera e certo compie ancora il miracolo della liberazione dalla peste. Maria salva la città, convincendo i suoi devoti a diventare seminatori di speranza per contrastare gli spacciatori di disperazione”.
Da qui l’invito accorato di monsignor Delpini: “si cercano uomini e donne che siano seminatori di speranza”.

L’assemblea dei fedeli che ha partecipato alla celebrazione del solenne pontificale del 2 luglio

Quali le loro caratteristiche? “Credono nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto. Credono nella Parola che Dio ha dato, piuttosto che alle statistiche, alle previsioni, alle ideologie. Credono che la promessa di Dio sia affidabile e scommettono la loro vita sulla parola che li chiama, che li guida, che infonde in loro una misteriosa invincibile gioia. Ecco come sono i seminatori di speranza: uomini e donne di fede, credono nel Signore Gesù e pregano, cantano insieme con Maria il Magnificat. Sanno di essere uomini e donne da poco, eppure esultano e si commuovono constatando che proprio su di loro si è posano lo sguardo del Signore”.

Il dono della certa da parte del Sindaco di Pontremoli

I seminatori ritratti dall’Arcivescovo “hanno fiducia in sé stessi, hanno fiducia negli altri, hanno stima delle persone che incontrano. Anche se la gente del nostro tempo, quelli che vanno allo spaccio della disperazione, è incline a sottovalutarsi, a non aver stima di sé né degli altri”. Non si tratta di percorrere una strada facile, certamente.
L’Arcivescovo di Milano lo ricorda: gli uomini e le donne di speranza “sono disposti a pagare il prezzo e correre il rischio della seminagione. Non hanno paura delle fatiche e sono disponibili ai sacrifici richiesti. Non si stancano quando i frutti non corrispondono alle attese: si domandano perché, si correggono e vanno avanti. Non si abbattono se incontrano critiche, opposizioni, fallimenti, si fidano di Dio”.
“Celebrare la Madonna del popolo – ha concluso monsignor Delpini – significa rivolgere un appello, incoraggiare una risposta. Fatevi avanti, seminatori di speranza, prima che la città muoia disperata!”.
Le parole dell’Arcivescovo impreziosiranno la celebrazione quanto più la Chiesa di Pontremoli e quella diocesana, in questo periodo sinodale, sapranno interpretarle e contestualizzarle nella loro realtà.

(Davide Tondani)