A Pontremoli nella chiesa di San Francesco, accanto alla cappella di Sant’Orsola
Su marmo sta murata nella chiesa di San Francesco a Pontremoli l’epigrafe che ricorda la donazione della testa di “una delle undicimila compagne di Sant’Orsola” in cappella Galbiati. Il testo è in latino composto secondo le forme proprie dell’epigrafia.
Questa la traduzione:
Francesco Galbiati vescovo di Ventimiglia mosso, da devoto segno, per aumentare di Cristo Nostro Signore il culto e certamente anche la venerazione con la quale esalta la sua patria, una testa delle undicimila vergini e martiri della compagnia di Sant’Orsola come donazione gratuita diede alla sua medesima patria da deporre subito in questa cappella sotto il titolo della Santa Trinità per mano del magnifico signor Giulio suo fratello dottore di entrambi i codici di diritto [penale e civile], assegnata al suo casato e alla famiglia secondo le leggi e le condizioni stabilite nello strumento rogato dal signor Giovanni Antonio Costa notaio, per una lampada sempre accesa assunte le spese della magnifica Comunità. Anno del Signore 1590.
La devozione all’altare di Sant’Orsola non escluse per lungo tempo il titolo anche della Trinità. La cappella, come quella a sinistra di Sant’Antonio da Padova, ebbero nel 1725 gli interventi innovativi di Francesco Natali. I Galbiati erano una famiglia originaria di Milano, si stabilirono nel 1412 a Pontremoli, possedimento all’estremo sud del ducato dei Visconti.
Le ultime notizie sono del sec. XVII relative a questo Francesco Galbiati dell’epigrafe vescovo di Ventimiglia dal 1573 al 1600, e a Ludovico Galbiati vescovo di Acerno dal 1637 al 1638. La festa di Sant’Orsola e compagne era il 21 ottobre, è stata cancellata dal calendario universale perché “non si possono spiegare interamente i fondamenti storici del loro culto”(Alfredo Cattabiani, Calendario, p.46), ma rimane nel “Martirologio romano” che contiene tutti i santi venerati dalla Chiesa. All’altare con reliquia in argento di una compagna di Orsola ogni anno il 24 giugno i fedeli di Vignola arrivati in processione depongono un fascio di ceri prima di arrivare in Duomo per la celebrazione della Messa, far fare la scoperta della Madonna del popolo e offrire ceri in adempimento di un antico voto.
La leggenda narra che Orsola cristiana era figlia di un re bretone che la promise ad un giovane pagano. Lei rifiutò le nozze, andò pellegrina a Roma dove fece voto di perpetua verginità e si dedicò a predicare il Vangelo. Tornando a casa dopo tre anni, a Colonia fu catturata da Attila che si innamorò di lei, al suo rifiuto la uccise insieme alle sue compagne. Non è credibile che i soldati del re degli Unni ne abbiano uccise undicimila come si legge nell’epigrafe in S. Francesco, c’è un equivoco forse per l’andar a capo “und-decim” seguito dal genitivo partitivo “millium virginum” con esattezza sintattica. Comunque a Colonia una basilica è dedicata a Orsola e alle sue undicimila compagne.
Maria Luisa Simoncelli