Anche in Lunigiana gli accorpamenti scolastici “s’hanno da fare”

La Regione smentisce la Provincia e annuncia decisioni in contrasto con le scelte locali. Ma gli amministratori locali annunciano battaglia.

La sede dell'Ipsia Pacinotti Bagnone
La sede dell’Ipsia Pacinotti Bagnone. L’istituto, secondo le direttive regionali, dovrebbe 

Accorpare le istituzioni scolastiche sottodimensionate è un obbligo. Firmato: Regione Toscana. Doccia gelata sulle travagliate deliberazioni del consiglio provinciale dello scorso 22 novembre in merito all’offerta scolastica territoriale. In quella seduta, l’assise di Palazzo Ducale, tra delicati equilibri politici (il presidente Lorenzetti, favorevole all’accorpamento, è privo di una maggioranza in consiglio provinciale) e proteste studentesche, sindacali e di diverse forze politiche, scelse di non procedere a tre accorpamenti: quello tra il Liceo Scientifico “Marconi” e l’Istituto tecnico “Galilei Zaccagna”, a Carrara, quello tra il “Belmesseri” e il “Pacinotti”, in Lunigiana, e infine quello riguardanti gli istituti comprensivi (Infanzia, Primaria, Medie) “Don Bonomi” di Fosdinovo e “Dante Alighieri” di Aulla. Accorpamenti da attuare in ottemperanza a direttive regionali in base alle quali Firenze, con una lettera giunta il 27 novembre, ha chiesto di ottemperare alla normativa, pena il taglio del 30% dei contributi regionali con i quali le istituzioni scolastiche fanno quadrare bilanci sempre più magri, cercando di mantenere un’offerta formativa di livello adeguato. Limitandoci alla Lunigiana, i numeri, danno ragione alla Regione Toscana: il “Don Florindo Bonomi” di Fosdinovo, il “Dante Alighieri” di Aulla e il “Belmesseri” di Pontremoli, rispettivamente con 307, 372 e 305 studenti iscritti (quando la soglia per mantenere l’autonomia nelle aree montane è di 400) devono essere accorpati. Su Fosdinovo pesa un passato recente travagliato: il pasticcio dell’accorpamento con Albiano tentato nel 2016 e la deroga ottenuta lo scorso anno, concessa a seguito della chiusura forzata per ristrutturazione del plesso di Fosdinovo capoluogo, riaperto soltanto quest’anno: è sulla capacità di attrazione del nuovo edificio che la sindaca Bianchi punta per ottenere una nuova proroga. Sul fronte pontremolese, invece, per evitare l’accorpamento del “Belmesseri”, la sindaca Baracchini (che è pure dirigente scolastico del “Pacinotti” di Bagnone) si appella ad una deroga (prevista dalle linee guida regionali) fondata sui ripetuti eventi calamitosi (terremoto del 2013 e alluvioni del 2011 e del 2014). Sullo sfondo, la necessità espressa da Baracchini di “riuscire a garantire sempre un’offerta formativa ampia ed evitare la fuga degli alunni dagli istituti della Lunigiana”. Decisioni in sede regionale sono attese per mercoledì 12 dicembre, con il settimanale già in stampa. Nel frattempo, pure la Provincia fa sentire la sua voce. Interpellato da un quotidiano locale, il presidente Gianni Lorenzetti ribadisce la posizione assunta dal Consiglio: “Abbiamo votato, emendato e deciso. Non torno sulle nostre posizioni”. (Davide Tondani)

La gelida contabilità di Firenze

scuolaIl risparmino delle casse pubbliche a seguito dei probabili accorpamenti che coinvolgeranno le scuole lunigianesi non sembra essere un granché: un dirigente scolastico e un dirigente amministrativo in meno per ogni scuola accorpata, non certo figure con stipendi da super manager, spesso già adesso reggenti di più istituti. Economie risibili, dunque, se confrontate con i costi sociali scaricati su personale e famiglie: “Non posso permettere che il mio Comune si svuoti ancora di altri servizi e che i miei alunni, o le loro famiglie, debbano fare 20 km per farsi rilasciare un certificato” ha giustamente dichiarato la sindaca di Fosdinovo. Elementi a cui vanno sommati i costi di spostamento dei docenti per partecipare agli organi collegiali e quelli del personale riunito nelle nuove segreterie unificate. Senza contare il costo che ricade sugli studenti: accorpamento fa spesso rima con offerte formative più povere, in un territorio che giorno dopo giorno offre sempre meno prospettive e che soffre una crisi demografica pesantissima. Come stupirsi se un numero crescente di studenti sceglie di recarsi a studiare alla Spezia o a Sarzana, alla ricerca di nuovi stimoli scolastici, nonostante l’indagine Eduscopio – ne abbiamo scritto alcuni numeri fa – mostri la buona caratura delle scuole lunigianesi? Anche per la scuola, così come per la sanità, valgono le gelide regole contabili che la Regione applica alle aree periferiche: risparmiare appare più importante che offrire servizi in grado di non spopolare definitivamente aree che di per sé sono marginali. Affermare ciò nelle settimane in cui la Regione assegna importanti fondi per l’edilizia scolastica o al termine di anni in cui oltre 100 milioni di euro in infrastrutture viarie hanno rimarginato le ferite dell’alluvione 2011, può apparire ingrato. Ma continuando a tagliare i servizi sociali che determinano la vivibilità di un territorio, i nuovi ponti e i nuovi edifici scolastici serviranno a ben poco! (d.t.)