A servizio di tutto il popolo di Dio con umiltà e carità

In cattedrale a Massa l’ordinazione a diacono di Giorgio Lazzarotti

Durante il cammino di Avvento e Quaresima incontriamo due particolari domeniche che prendono nome dall’antifona della S. Messa del giorno: “Gaudete” per la terza domenica di Avvento, “Laetare” per la quarta domenica di Quaresima.
Queste due domeniche vengono collocate all’incirca a metà del cammino (sia in Avvento che in Quaresima) e stanno a simboleggiare, soprattutto attraverso il colore rosaceo dei paramenti indossato dai sacerdoti, che il tetro viola (che simboleggia attesa in Avvento, penitenza e conversione in Quaresima) sta per essere redento dalla luce radiosa del Natale, dalla luminosità del sepolcro vuoto della Pasqua.
Il 10 marzo, in occasione della domenica “Laetare”, la nostra Chiesa massense-apuana ha avuto modo di vivere pienamente la “gioia” della Pasqua ormai vicina. Infatti a Massa, nella basilica cattedrale, mediante l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione del nostro vescovo, mons. Mario Vaccari, ha avuto luogo il rito di ordinazione diaconale per Giorgio Lazzarotti.
Una celebrazione significativa anzitutto perché Giorgio – classe 1998, originario della parrocchia della Visitazione al Monte di Massa – con quest’ultima “tappa” ufficiale, è ormai prossimo a diventare sacerdote.
Quella del neodiacono è una vocazione maturata nell’ambito familiare (il papà è direttore dell’Ufficio missionario diocesano), nell’esperienza con la pastorale giovanile diocesana e la passione per lo scoutismo, ma soprattutto è legata ad un evento: la GMG di Cracovia del 2016.

Giorgio Lazzarotti

Ognuna delle componenti della storia di Giorgio era rappresentata domenica scorsa in una cattedrale davvero gremita di persone, ad iniziare dalla sua famiglia, sotto il cui sguardo commosso Giorgio si è sdraiato a terra durante il canto delle Litanie dei Santi. Il vescovo Fra’ Mario ha ricordato l’importanza del ruolo del primo grado dell’ordine sacro che “non deve essere dimenticato neppure per chi diventa sacerdote o vescovo”.
Le tre ordinazioni rimangono in relazione reciproca e sono rivolte a manifestare l’amore di Cristo nella Chiesa come “mistero della SS. Trinità”.
L’essere diacono simboleggia anzitutto l’impegno al celibato come “impegno per il Regno dei Cieli” ma anche l’impegno “ad annunciare” con coscienza pura, ad esercitare il ministero con umiltà e carità “a servizio di tutto il popolo di Dio”.
La carità è dunque una via che diventa “pastorale” per poter conformarsi a Cristo e imparare ad amare come “Lui ci ama”.
Poi il monito del vescovo all’ordinando che, con le parole di San Policarpo, gli ha chiesto di imparare ad essere misericordioso. “Anche tu, caro Giorgio, proverai l’indurimento del cuore degli uomini” – ha detto il vescovo – ma l’amore che Cristo ci ha insegnato è “sedersi a tavola con i peccatori” perché, come ha detto Papa Francesco alla GMG di Lisbona, nella Chiesa c’è posto per “tutti”.
Il diacono deve tenere insieme la tavola dell’altare con le “tavole del mondo”, il sacramento dell’altare con quello del fratello e “soprattutto il più povero”, deve invitare al banchetto della mensa i fratelli e stare sulla soglia per poter “accogliere” chiunque. Infine un riferimento alla locandina che Giorgio ha preparato per annunciare la sua ordinazione diaconale.
La croce, ben visibile, simboleggia “l’amore della misericordia”, le nuvole simboleggiano tutte quelle cose che spesso “offuscano il nostro cuore”, il cielo dà speranza perché sotto esso “ognuno vive”. Sotto di esso ognuno può rendere belle le cose e, senza pretese, far emergere l’amore di Dio…sempre però nello spirito del servizio: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto soltanto quello che dovevamo fare”.

Fabio Venturini