
Domenica 8 ottobre – XXVII del Tempo Ordinario (Is 5,1-7; Fil 4,6-19; Mt 21,33-43)
Per la terza domenica consecutiva il vangelo ci presenta la “Vigna del Signore”, per parlarci del Regno di Dio già presente e che verrà. Il frutto della vite è tanto prezioso da essere simbolo dell’Eucaristia e del Regno futuro, come dice Gesù durante l’ultima cena: “Non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio”.
1. Piantò una vigna. La vigna è una delle molte immagini del popolo di Israele, una vigna trapiantata dall’Egitto e curata da Dio in maniera particolare perché produca frutti. Purtroppo questi frutti non sono venuti, come diciamo nei Lamenti del Signore nella liturgia del Venerdì Santo: “Io ti ho piantato come scelta e florida vigna, ma tu mi sei divenuta aspra e amara, perché mi hai dissetato con l’aceto”. Il Signore pianta la vigna e poi chiama e manda gli operai, ma lui ne resta il padrone. Noi tutti siamo chiamati e mandati a lavorare nella vigna, come ha detto anche papa Benedetto XVI la sera della sua elezione: “Dopo il grande Papa Giovanni Paolo II i signori Cardinali hanno eletto me pontefice, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”.

2. Mandò i suoi servi a ritirare il raccolto. I contadini chiamati a lavorare nella vigna si sentono padroni, non consegnano i frutti e con un crescendo di arroganza arrivano a uccidere il legittimo erede. La tentazione di voler diventare “padroni” è una costante della storia, ma la Chiesa non è una azienda commerciale, non è nostra; abbiamo solo l’incarico di lavorare e portare frutto. Molte persone programmano la vita della Chiesa come se fosse loro proprietà, dimenticano le parole di Gesù: “Edificherò la mia Chiesa” e le parole dell’apostolo: “Vi ha costituiti per essere pastori della Chiesa di Dio” (At 22,28). L’esempio più evidente della appropriazione della Chiesa lo vediamo quando la liturgia è adattata al gusto della persona carismatica di turno e non viene celebrata secondo le norme stabilite dalla Chiesa.
3. La pietra scartata è diventata pietra d’angolo. I contadini della parabola, invidiosi e accecati, arrivano a formare una piccola mafia per uccidere il figlio del padrone e avere il possesso della vigna: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!” Il padrone però è geloso della sua vigna e non vi rinunzia, e anche se gli operai si comportano male, cerca altri contadini e la affida a loro affinché la facciano fruttificare e producano il frutto desiderato. Anche noi siamo mandati a lavorare nella vigna del Signore, per una piccola parte; altri ci hanno preceduto e altri ci seguiranno. Facciamo quanto ci compete e che ci è stato ordinato, con coscienza e senso di responsabilità, cercando di fare il minor danno possibile, rispettosi del lavoro altrui e riconoscendo di essere “servi inutili”. Accogliamo con rispetto i messaggeri che Dio ci manda per orientare il nostro impegno.
+Alberto