Venticinque soci dei “Figli della Toscana” dall’Uruguay alla scoperta di Pontremoli e di Bosco di Rossano
Sono ormai frequenti i “ritorni” di singoli, coppie o famiglie dai luoghi di emigrazione, anche i più lontani. Ma non capita spesso che un folto gruppo di discendenti di quanti, un secolo e più fa sono emigrati dalla Toscana in generale e da Pontremoli in particolare, sono emigrati in Sudamerica, torni a conoscere la terra dei propri bisnonni. La scorsa settimana ha fatto dunque notizia l’arrivo in Lunigiana di venticinque soci dell’Associazione “Figli della Toscana” di Montevideo: quattro giorni all’interno di un programma di viaggio in Italia e in Spagna scelto dai partecipanti guidati da Roma Musetti, origini di Grondola, fondatrice e già presidente dell’Associazione nata alla metà degli anni Novanta e che vanta più di duecento soci nella capitale della “Republica Oriental del Uruguay”.
La giornata più intensa è stata quella di giovedì 28 settembre, trascorsa fra Pontremoli e Zeri. La mattina, nella città del Campanone, prima della visita al Museo delle Statue Stele, il gruppo è stato ricevuto in Comune dal sindaco, Jacopo Ferri che li ha accolti nella Sala dei Sindaci dove è ancora allestita la mostra con la tela di Hayez nel progetto degli “Uffizi Diffusi”. Il primo cittadino ha anche donato alla delegazione una delle medaglie commemorative del 400.mo anniversario dal voto della Madonna del Popolo, mentre Roma Musetti ha offerto al primo cittadino una pubblicazione e il gagliardetto dell’Associazione, invitandolo a raggiungerli a Montevideo il prossimo anno vista la presenza di una folta colonia di pontremolesi nel piccolo Paese stretto fra Argentina e Brasile.
Nel pomeriggio il gruppo ha poi raggiunto in pullman Bosco di Rossano, paese reso famoso in tutto il mondo dal film della regista uruguaiana Alicia Cano Menoni e che a Montevideo ha avuto repliche per mesi che ne hanno decretato un successo crescente e che non conosce termine. Così Bosco è diventata una delle mete preferite di chi arriva dal Sudamerica, desideroso di vedere di persona il paese e conoscere le protagoniste. L’emozione del viaggio lungo la strada provinciale per Arzelato, Chiesa di Rossano, Paretola e su fino al Bosco, stretta e tortuosa ma che regala scenari davvero suggestivi, è stata seconda solo all’arrivo in quel paese idealizzato a lungo, da dove gran parte degli abitanti sono emigrati, soprattutto verso l’Uruguay tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e verso la Francia nel secondo dopoguerra.
Ad accogliere il gruppo era l’assessore comunale di Zeri Gino Baratta, nato proprio a Bosco, che ha accompagnato i partecipanti per tutto il paese e ai quali, radunati nella chiesa parrocchiale, ha illustrato la storia di una comunità che oggi conta appena una decina di abitanti che vi risiedono tutto l’anno, ma che è sempre pronta ad accogliere chi, soprattutto in estate, torna nella casa di famiglia. E poi gli incontri con Rita, Gemma e Andreina, le protagoniste del film ormai vere e proprie star nel vecchio e nel nuovo mondo. Foto ricordo e brindisi hanno suggellato un pomeriggio che è andato oltre le più ottimistiche attese, a testimonianza che i nostri paesi possono avere ancora una possibilità per il futuro. L’importante è non rassegnarsi al declino ed avere la fortuna di poter contare su persone come Alicia Cano Menoni disponibili ad investire tempo ed energie per raccontare una vicenda familiare che, nel caso di Bosco, è diventata storia universale.
Paolo Bissoli