Nuova legislatura: tutto a posto, niente in ordine

La nuova legislatura non è cominciata sotto buoni auspici. Per il momento l’unica buona notizia per la coalizione uscita vincente dalle urne è data dalla conclusione del faccia a faccia tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nella sede di Fratelli d’Italia, grazie al quale – recita il comunicato – ora i due partiti “sono al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo”. I giorni precedenti erano stati densi di nubi; si era persino arrivati ad ipotizzare una salita al Colle a ranghi separati per le consultazioni sul governo. Il tutto si era consumato attorno alle elezioni dei presidenti di Camera e Senato.
Meloni e Salvini hanno stretto una specie di patto di ferro, presentando le candidature dei loro uomini. Al Senato, dove si eleggeva la seconda carica dello Stato, i voti di FI erano decisivi per il raggiungimento del quorum; i suoi rappresentanti non si sono presentati in aula ma La Russa è stato eletto alla prima votazione con l’aiuto inatteso di ben 17 franchi tiratori, disinnescando in tal modo l’idea di Berlusconi di mostrarsi indispensabile per la tenuta della maggioranza. Il flop è stato bruciante e la cosa non si è ripetuta alla Camera.
A rendere più incandescente la situazione ci sono stati anche il siparietto tra Berlusconi e La Russa e il foglietto con gli appunti dello stesso Berlusconi, che attribuiva alla Meloni atteggiamenti non proprio accattivanti. Un ostacolo, se possibile, ancor più ingombrante, è stata l’impuntatura di Berlusconi sulla candidatura a ministro della Giustizia della Ronzulli, rigettata in modo deciso dalla Meloni. Ora tutto sembra ricomposto ma il quadro che ne esce è piuttosto evidente. Berlusconi, che covava la speranza di essere il garante di in un governo non troppo sbilanciato a destra, è uscito dallo scontro con le ossa rotte. A fatica ha ricucito lo strappo, andando “a Canossa” in via della Scrofa, lui che era solito “accogliere” gli alleati nei suoi palazzi privati: non è più lui a dare le carte ma è costretto a fare i conti con chi tiene il banco.
Il centrodestra “pigliatutto” ha eletto alle due presidenze La Russa e Fontana, personaggi che per la loro storia e le loro posizioni sono sicuramente divisivi e fanno parte di una destra piuttosto marcata. Comunque, Giorgia Meloni continua a promettere tempi brevi per la formazione del governo. L’atlantismo non è in discussione, semmai c’è qualche dubbio sulla posizione da tenere in Europa e su altri temi di politica interna. Le opposizioni, ancora sotto shock per la sonora sconfitta, vanno in ordine sparso e quindi per il momento sono insignificanti. C’è comunque da sperare che non propongano Zan, come da varie parti si vocifera, per qualche incarico istituzionale: sarebbe ridicolo dopo quanto dichiarato sulle figure “divisive” alla guida di Camera e Senato.

Giovanni Barbieri

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