“Il lupo terribile della guerra sia addomesticato”

Il card. Zuppi ad Assisi

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di accensione della Lampada di San Francesco, martedì 4 ottobre.
(Foto Paolo Giandotti – Ufficio Stampa Presidenza della Repubblica)

 “Con San Francesco crediamo che il lupo terribile della guerra sia addomesticato e facciamo nostro l’accorato appello di Papa Francesco indirizzato certo ai due presidenti coinvolti direttamente – un aggressore e un aggredito – ma anche a quanti possono aiutare a trovare la via del dialogo e le garanzie di una pace giusta”. Con queste parole, riferite alla drammatica attualità, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha concluso l’omelia pronunciata ad Assisi nella Messa per la Festa di San Francesco, cominciata con un “grazie” al presidente Mattarella, “perché ci rappresenta e ci incoraggia a sentirci parte di questo nostro bellissimo Paese”.
E proprio il Capo dello Stato, quest’anno, ha avuto il compito di accendere la lampada votiva dei Comuni d’Italia davanti alla tomba del Santo, come segno di particolare vicinanza alla popolazione italiana duramente colpita in questi due anni dal Covid. “Nella tempesta della pandemia abbiamo sperimentato tanto buio, inatteso e prolungato”, l’affresco di Zuppi, che ha citato la “memorabile preghiera” di Papa Francesco in Piazza San Pietro: “Ci siamo trovati impauriti e smarriti”. “Non lo dimentichiamo”, l’appello: “Non vogliamo dimenticare, come quando si vince il dolore rimuovendolo o divorandolo nella bulimia di emozioni che non diventano mai sentimento, consapevolezza, scelte, umanità: tutto è digitale, e un cuore digitale è un pò preoccupante, perché non svolge quello per cui l’abbiamo”.
“Raccogliamo oggi il testamento affidatoci da chi non c’è più per colpa del Covid”, l’invito: “Alcuni dei loro nomi li deporremo accanto a questa lampada”. “In quella notte terribile – ha detto Zuppi rievocando la lezione del Covid – abbiamo visto anche tante luci, tutte, consapevolmente o meno, riflesso di un amore più grande. Abbiamo capito che non si può lasciare nessuno solo e anche che il buio può essere sconfitto, pure solo con una piccola lampada di umanità. Sono state le luci che il personale sanitario, gli infermieri, i volontari, hanno acceso con i piccoli grandi gesti di umanità: consolando lacrime, stringendo mani, dando sicurezza, anche solo una carezza o uno sguardo. Ricordo quanti di loro come delle forze dell’ordine, dei farmacisti, operatori di carità hanno perso la vita per motivo del servizio, continuando ad aiutare nell’emergenza. Essi sono tra i giusti che ascoltano quelle tenere parole di gratitudine di Dio: ero malato e sei venuto a visitarmi, prendi parte alla gioia che non finisce”.

(MMN-SIR)