Domenica 17 luglio – XVI del tempo ordinario
(Gn 18,1-10 – Col 1,24-28 – Lc 10,38-42)
Gesù è in viaggio entra in un villaggio e Marta lo accoglie. Marta, non Maria. La prima a farsi viva sulla scena, colei che ha l’iniziativa, la donna che si fa Abramo è Marta. Che accoglie. E diventa davvero Abramo: era tutta presa dai mille servizi. In quella casa abita anche una sorella: Maria. Che non fa nulla se non comparire in punta di piedi, in completo silenzio, con dolcezza: si siede e ascolta Gesù. Non tocca nulla del mondo intorno a lei, sembra ipnotizzata dall’amore: si siede, ascolta. Attimo di equilibrio: l’accoglienza è fare, come Marta; ma è anche ascoltare: come Maria. Istante di perfetto equilibrio: le due sorelle sono concentrate sull’ospite ed entrambe lo stanno accogliendo: la prima con azioni mirate a fare dell’altro il centro della scena, la seconda con l’ascolto: ospitando le parole di Cristo nel suo cuore.
Poi è come se l’equilibrio si rompesse. Marta sposta l’attenzione su Maria e interrompe le parole di Gesù. E’ come mandare in frantumi un cristallo. Emerge la verità: l’invidia? Marta mette al centro la srella per criticarla e il suo servizio non è più gratuito. Maria non dice nulla. Rimane, silenziosa. A parlare è Gesù. “Maria si è scelta la parte migliore”. Non perché gli sforzi di Marta fossero inutili ma perché con la sua dedizione Maria ha scelto di dedicarsi completamente all’Ospite. Ha capito che tra le tante cose da fare una sola era importante: lasciarsi accogliere da Gesù. Diventare lei stessa ospite di quell’uomo che affascinava con le sue parole, di quell’amico che, pur ascoltato mille volte, conservava nella voce la novità delle albe e la persistenza dell’eternità. Il calore dell’Infinito, la precisione del Padre. Maria non fa nulla perché ha riconosciuto il Tutto. Quando riconosci che sei a tu per tu con Dio cosa vuoi fare? Ti siedi e ti lasci coccolare dalle sue parole. Marta non ha ancora capito. E il suo servizio non è ancora totalmente libero. Eccola la vera differenza tra Marta e Maria: non è la contrapposizione tra fare e essere, tra contemplazione e azione: l’unica differenza è data dall’aver capito o meno che solo il Signore è l’essenziale.
Poi noi siamo chiamati a fare, a perderci in mille impegni, a riempire la vita di molte attività, l’importante è che dentro tutte queste attenzioni ci sia in noi la capacità di rimanere seduti ad ascoltarlo. Dentro ogni cosa che facciamo metterci seduti e ascoltare la Sua Parola, che è l’unico modo per riempire di Senso le nostre azioni.
don Alessandro Deho’