Stazioni locali in abbandono, ma valorizzarle è possibile

Servizi ai viaggiatori sempre più ridotti negli scali ferroviari lunigianesi

La stazione di Pontremoli (foto Walter Massari)
La stazione di Pontremoli (foto Walter Massari)

Da tempo, nella stazione ferroviaria di Pontremoli, vari servizi per l’utenza hanno chiuso i battenti, simbolo di una vitalità dello scalo che se ne va: dalla chiusura dell’edicola, al recente stop del servizio mensa. Senza dimenticare l’eliminazione, già da diversi anni, del capostazione, che sulla linea Parma-Spezia è rimasto solo a Fornovo e a Santo Stefano. A mantenere vivo lo scalo pontremolese rimangono ancora il bar, il servizio taxi e la biglietteria, aperta dalle 6 alle 13 da lunedì a venerdì. A questi servizi si affianca la presenza di manovratori e personale viaggiante determinata dal fatto che quella di Pontremoli è stazione di deposito dei treni. Nulla di paragonabile con i servizi e il personale presenti ancora trent’anni fa, ma complessivamente una stazione in cui il viaggiatore non è lasciato a se stesso e il patrimonio storico e architettonico non è lasciato a se stesso, come nella quasi totalità delle stazioni delle due linee ferroviarie che attraversano la Lunigiana.

La stazione di Villafranca (foto Walter Massari)
La stazione di Villafranca (foto Walter Massari)

Sulla Parma – La Spezia la biglietteria, oltre che a Pontremoli, è presente solo nella stazione di Aulla; ma solo in teoria: attualmente il sito di Trenitalia indica la rivendita dei titoli di viaggio “temporaneamente chiusa”. Il servizio bar si trova a Villafranca (attualmente in restauro), ad Aulla e a Santo Stefano, dove la caffetteria-tabaccheria-edicola occupa l’intero piano terra della stazione e dove, al pari del bar della stazione di Aulla, è possibile acquistare i biglietti. Si tratta di servizi essenziali ma spesso insufficienti a impedire che la stazione non sia percepita come terra di nessuno: lo dimostrano i ripetuti atti vandalici che ci sono stati segnalati di recente a Villafranca e quelli che hanno coinvolto fin dalla sua inaugurazione, nel 2005, la nuova stazione aullese, progettata in aperta campagna e totalmente indifesa nelle ore notturne.

La stazione di Scorcetoli (foto Walter Massari)
La stazione di Scorcetoli (foto Walter Massari)

Ancora peggiore la situazione nelle stazioni di Scorcetoli e Filattiera sulla Pontremolese e in quelle sulla Aulla-Lucca: in questi scali (nemmeno in tutti) già da tempo l’unico presidio è quello della biglietteria automatica, spesso guasta e con riparazioni che non arrivano, collocate nei pressi di sale di aspetto fatiscenti o chiuse. Condizioni che allontanano l’utenza e che, in un circolo vizioso, conducono a ulteriori tagli alla manutenzione che scoraggiano ancor di più la fruizione del servizio. Senza contare quanto le stazioni esprimano un pezzo non trascurabile dell’identità e della storia dei borghi attraversati dalla ferrovia. In diverse zone d’Italia accordi tra enti locali e Rete Ferroviaria Italiana hanno permesso di insediare nei locali delle stazioni non più presidiate associazioni, circoli o cooperative sociali che mantengono viva e decorosa la stazione e in alcuni casi offrono servizi all’utenza: ristoro, biglietti a fasce chilometriche, custodia del deposito biciclette.

Stazione di Monzone
Stazione di Monzone

In Lunigiana esperienze di questo tipo sono rintracciabili solo in due stazioni della linea per la Garfagnana. La prima è quella di Rometta-Soliera, dove è stato allestito un punto informativo del Parco Nazionale dell’Appennino e dove il Comune di Fivizzano, seguendo un progetto di Pietro Cascella ha riqualificato il piazzale e l’ex scalo merci e sottoposto l’area a videosorveglianza come deterrente per i vandali. La seconda è quella di Monzone-Monte dei Bianchi-Isolano: qui il fabbricato viaggiatori, completamente ristrutturato, ha ospitato il Museo del Lavoro della Valle del Lucido. Trasferito a causa del terremoto del 2013 a Equi, dovrebbe essere riportato nella sua sede per dar modo di attivare o riattivare i sette ecomusei dell’area di Fivizzano e Casola che da lì dovevano prendere le mosse. Rometta e Monzone sono piccoli esempi di come la stazione può continuare a vivere ed essere, sia simbolicamente che sostanzialmente, punto di riferimento per la tenuta economica e sociale del territorio. L’alternativa è l’abbandono delle strutture a se stesse e all’inevitabile degrado. Un esempio? La stazione di Equi Terme, il cui fabbricato viaggiatori – già in precedenza dato in affitto ad una attività privata – è stato gravemente lesionato dal terremoto del 2013 ed è ad oggi inagibile: non certo un buon biglietto da visita per una località termale.

(Davide Tondani)

E le stazioni della vecchia linea? L’abbandono di Terrarossa, Caritas e Arci ad Aulla

L'ex stazione di Aulla (foto Walter Massari)
L’ex stazione di Aulla (foto Walter Massari)

Il nuovo tratto a doppio binario della Pontremolese entrato in esercizio nel 2005 ha tagliato fuori un tratto di linea storica e tre stazioni, che hanno subito sorti diverse. Partendo da sud, la stazione di Albiano-Caprigliola – attualmente occupata da un bar – ha rischiato l’abbattimento per fare spazio ad una rotonda che avrebbe dovuto regolare l’intersezione tra Statale della Cisa e il ponte della Bettola poi crollato nel 2020. Salvata da un pronunciamento della Soprintendenza, che ne riconobbe il valore storico e architettonico (senza tuttavia sollevarla dallo stato poco decoroso in cui versa), in queste settimane è al centro delle attenzioni degli abitanti di Bettola, contrari alla viabilità progettata con il nuovo ponte e che dovrebbe occupare la vecchia sede ferroviaria dietro il fabbricato.

L'ex stazione di Terrarossa (foto Walter Massari)
L’ex stazione di Terrarossa (foto Walter Massari)

Sorte diversa invece per la vecchia stazione di Aulla. Il fabbricato è stata rilevata dal Comune nel 2012 assieme a tutta l’area ferroviaria dismessa. I due piani del fabbricato viaggiatori attualmente ospitano le attività artistiche e culturali del circolo Arci Agogo e quelle caritatevoli e sociali della Caritas parrocchiale. Giace invece in abbandono (è stata in precedenza sede di Protezione Civile) la stazione di Terrarossa-Tresana, collocata nei pressi dell’inizio della green-way che collega Terrarossa con il centro di Aulla, ricavata dove un tempo insistevano le rotaie: una passeggiata – che è anche tracciato della via Francigena – molto frequentata dagli abitanti della zona che mostra come sia possibile riqualificare in modo sostenibile gli spazi ferroviari dismessi. (d.t.)