Si tratta di una collezione di blocchi e semilavorati di marmo
Equi Terme sta sempre più diventando un polo museale unico che consente di ripercorrere la storia dall’uomo di Neanderthal ai nostri giorni, ma anche della terra. L’ApuanGeoLab, infatti, è un laboratorio di macchine interattive che consente al visitatore un viaggio nella storia del nostro pianeta dal globale al locale. è opera del Parco delle Apuane ed è collocato in un edificio, ora completamente ristrutturato, un tempo occupato dalle Scuole Elementari. Dopo l’acquisizione dei terreni e delle vecchie case confinanti il Parco sta procedendo ad arricchire di attrattive, anche ludiche, l’area.
Ha iniziato con un Parco avventura un po’ di tempo fa, mentre venerdì scorso, 31 luglio, è stato inaugurato il Lapidarium Apuanum. Si tratta di una collezione di blocchi e semilavorati di marmo, alcuni donati, altri acquistati, dopo lunghe ricerche, che testimoniano 2000 anni di storia, dai Romani ad oggi. Il Lapidarium “si integra perfettamente col sito preistorico della Tecchia, ma anche con Pontevecchio e con il percorso interattivo di Scienze della terra del Geolab”, oltre ad offrire “uno spaccato storico- archeologico sull’evoluzione delle tecniche produttive e sull’organizzazione del lavoro estrattivo, faticoso, pericoloso ed anche geniale”. Su questi aspetti si sono soffermati nei loro brevi interventi il Sindaco Gianluigi Giannetti, il direttore del Museo delle Statue Stele Angelo Ghiretti, il presidente del Parco Alberto Putamorsi. Tecnica e piena di entusiasmo, la relazione del direttore del Parco delle Apuane Antonio Bartelletti. Ha raccontato la storia di ciascun pezzo, uno di 18 tonnellate, soffermandosi sulle tecniche estrattive, sulla lavorazione dei singoli “pezzi”, sui tempi dell’escavazione, sulle possibili cause del loro abbandono. Di particolare interesse l’interpretazione delle scritture incise sul blocco più grande. Si può ben dire, come si legge sul manifesto di presentazione dell’inaugurazione, che “non solo sulla carta o sulle pergamene è scritta la storia di un territorio e della sua popolazione, ma anche sui blocchi di marmo”.
Andreino Fabiani