L’appello lanciato da Papa Francesco per una preghiera universale da rivolgere alla Vergine Santissima affinché interceda per superare la micidiale pandemia che sta sconvolgendo il mondo, ha riportato subito alla mente la nostra vicenda locale occorsa ormai quasi 400 anni fa. Il prossimo 2 luglio, infatti, nella Cattedrale di Pontremoli, la nostra comunità rinnoverà per la 399.a volta il voto fatto nel lontano 1622 alla Vergine con il Bambino, venerata nell’antica Chiesa di Santa Maria di Piazza, affinché allontanasse dal nostro territorio e da quello lunigianese un morbo pestilenziale che “serpeggiando in Pontremoli e in tutta la sua giurisdizione… in breve tempo privò di vita molte mila persone…”.
L’intervento della Madonna risolse nel breve il dramma tanto che i pontremolesi “decretarono di solennizzare ogni anno, con la maggiore pompa che sia possibile, la festa della Visitazione di Maria”.
Nei secoli a venire molte furono le occasioni per le quali la statua della Madonna del Popolo fu portata lungo le strade della città, ognuna segnata da eventi di grande significato, ad esaltare una devozione mai venuta meno ed oggi più che mai degna di essere rinnovata con assoluta convinzione.
Un valore particolare assunsero i festeggiamenti del 1937 in occasione dei quali Mons. Giovanni Sismondo, Vescovo della Diocesi, chiese a Mons. Annibale Corradini, prevosto della Cattedrale, di preparare una preghiera speciale alla Madonna del Popolo, forse consapevole dei drammi che nel breve avrebbero sconvolto il mondo.
Don Corradini pregò allora il Can. Prof. Giulio Podestà di preparare un inno, realizzato il quale, chiese al M.o Don Pietro Magri di metterlo in musica e fu così che nacque il solenne canto: “Degli Avi magnanimi…” che ogni anno risuona devotamente al termine delle tante celebrazioni religiose.
L’inno ha una sua complessità, in parte legata al momento storico, ma riguarda quasi solo la vicenda pontremolese, per cui Don Francesco Sordi, figlio “del sasso”, ma lunigianese in tutti i sensi, ha sentito il bisogno di colmare la lacuna, inserendo nella invocazione l’intera Lunigiana con l’aggiunta, al lavoro di Don Podestà, di una nuova strofa, a nostro avviso assolutamente in linea non solo con la verità storica, ma anche con le necessità del presente.
Il testo recita: “Dalle verdi vallate / della Lunigiana / il popol Ti venera, / Ti onora e Ti acclama / Regina del ciel. / Dall’alta Tua sede, / o nobil Sovrana, / Tu vegli benevola / la terra apuana, / devota e fedel!”.
Crediamo che la nostra terra, per quanto ha sofferto e sta soffrendo anche in questo frangente, non possa non guardare con sentimenti affettuosi ad un appello comune che trascende ogni confine e scivolando lungo le nostre convalli guardi alla Vergine per un soccorso che si va facendo sempre più urgente e che, nella preghiera corale, può trovare quegli stimoli che gli uomini da soli non riescono a provocare! (lb)