Marmo: il difficile compromesso tra ecologia, economia e società

Imprenditoria e ambientalismo a confronto al Convegno “Mons. G. Taliercio” organizzato dall’Azione Cattolica

Una cava di marmo a Carrara
Una cava di marmo a Carrara

L’undicesimo Convegno “don Giuseppe Taliercio”, organizzato dall’Azione cattolica diocesana lunedì primo marzo ha provato ad affrontare il problema dell’estrazione del marmo nella sua complessità, evidente sin dal titolo “Alla ricerca di un equilibrio tra ambiente e società”. Gli organizzatori non hanno avuto timore di affrontare la difficile sfida dell’ecologia integrale promossa da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’ e, ancor di più, hanno coraggiosamente messo allo stesso tavolo – un tavolo ovviamente virtuale, data le norme sul distanziamento sanitario – i rappresentanti di interessi contrapposti. Il rischio che la serata potesse trasformarsi in una rappresentazione del conflitto che negli ultimi anni è cresciuto tra dissesto idrogeologico, piani paesaggistici regionali, contenziosi sulla tassazione, politiche di escavazione e commercializzazione del marmo e pure tragedie sul lavoro, era estremamente alto, così come la diffidenza tra gli interlocutori. Ma alla fine, davanti ad un pubblico molto più numeroso del previsto, è emerso un confronto tra le parti che ha privilegiato un approccio collaborativo, pur nella distanza delle rispettive posizioni. Un clima, quello tra i relatori, in linea con gli esiti del sondaggio che Azione cattolica ha condotto in preparazione al convegno tra i cittadini del comprensorio provinciale. Sebbene l’83% dei rispondenti abbia dichiarato la propria insoddisfazione per le ricadute, in termini di sviluppo del territorio, dell’attività marmifera, una schiacciante maggioranza di essi si è dichiarata sia contro un ulteriore aumento dell’attività estrattiva, sia contro la chiusura delle cave.

Riccardo Canesi
Riccardo Canesi

La strada indicata dagli intervistati – aumentare la quantità di marmo lavorato in loco e la sicurezza, creare un marchio del marmo, favorire l’integrazione cave-turismo – passa per il confronto tra le parti. Riccardo Canesi, già parlamentare nei Verdi ed esponente del mondo ambientalista locale, ha messo in evidenza la limitatezza della risorsa marmo, di fronte alla quale la gestione delle cave dovrà andare verso una riduzione dell’escavazione, che oggi produce per il 75% scaglie e detriti. Se l’ambientalismo deve mettere da parte gli approcci preconcetti per favorire un confronto sereno – questa la sintesi del suo pensiero – altrettanto dovrà fare il mondo imprenditoriale, colpevole di situazioni oltre il limite in diverse aree del bacino apuano.

Matteo Venturi presidente della Confindustria di Massa Carrara
Matteo Venturi presidente della Confindustria di Massa Carrara

La rappresentanza apuana di Confindustria, presente al convegno con il suo presidente Matteo Venturi, ha rivendicato come, anche tra gli imprenditori, sia cresciuta la consapevolezza dell’impatto ambientale delle loro attività e ha aperto le porte ad un confronto che metta al centro la creazione di un brand “Marmo di Carrara” e un contingentamento dell’escavato. Il marmo, ha ricordato Venturi, rappresenta l’1,8% dell’export regionale – un impatto notevole, se si pensa che i famosi vini della Toscana valgono solo due decimali in più -, e anche solo per questo meriterebbe risposte normative certe e non ideologiche. Considerazioni, quelle del leader degli industriali, che hanno chiamato in causa le scelte politiche, rappresentate al convegno da Anna Marson, docente universitaria di architettura ma soprattutto assessore regionale dal 2010 al 2015 e autore della legge regionale sul paesaggio tanto contestata dalle imprese del marmo. Marson ha rivendicato il tentativo di regolare una situazione delle cave scarsamente governata, con l’obiettivo di integrare l’estrazione e le altre attività produttive in un’ottica di economia integrata. Le tensioni tra Regione e mondo imprenditoriale, saldato allora in un’alleanza inedita con il sindacato, hanno portato ad allentare alcuni vincoli, ma la diversità di vedute tra le parti è apparsa ancora evidente. Tra tante visioni cortesemente contrapposte, un elemento di convergenza è emerso nel macro-ambito della cultura e del sapere. Il rilancio dell’Istituto del marmo “Tacca”, dell’Accademia di Belle Arti, dei laboratori artistici sono gli elementi individuati da tutti i relatori come possibile pista di lavoro condiviso per rafforzare il rapporto tra le Apuane e la sua gente, per rafforzare l’identità del territorio e per investire nelle giovani generazioni, con un’attività estrattiva più attenta all’ambiente. Sarà il tempo a decretare se su questi temi si aprirà un reale dialogo tra le parti sociali – con l’attenta regìa della politica, che alla serata in memoria di mons. Taliercio è stata presenza discreta ma attenta – oppure se quello di lunedì sera sia stato solo un ameno scambio di idee che non avrà alcun seguito.

(d.t.)