L’entrata in vigore dei nuovi provvedimenti per contrastare la pandemia assunti martedì dal Governo anziché suscitare riflessioni ha provocato le consuete polemiche che dalle stanze della politica nazionale si sono subito allargate al dibattito spicciolo nelle platee più diverse: dai social media ai tavoli dei bar.
Eppure i tempi stretti nei quali le decisioni sono state prese e il dibattito che le ha precedute non dovrebbero lasciare dubbi: la situazione è grave, evidente molto più di quanto la maggioranza dei cittadini (e di buona parte della politica) sembra percepire.
Se nel Governo c’è chi si pone il problema di poter limitare perfino la libertà delle persone all’interno delle loro case questo non sembra poter significare il tentativo di applicare in Italia i tristi metodi della polizia della Germania Est come pure qualcuno alla ricerca di facile consenso ha detto, bensì che le prospettive non sono rassicuranti.
La seconda ondata che imperversa da alcune settimane nei maggiori Paesi europei aveva risparmiato l’Italia, ma il costante e rapido aumento dei contagi e il progressivo passaggio del virus dai giovani agli anziani ha iniziato a far salire il numero dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva in tutte le regioni italiane. Questo è un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato: l’epidemia è diffusa in tutto il Paese.
Molti esperti scientifici già da molto tempo hanno avvisato che la seconda ondata potrebbe essere addirittura peggiore della prima, quella che tra febbraio e maggio ha causato più di 30.000 morti e messo in ginocchio la nostra economia con effetti drammatici che si faranno sentire per molti anni.
Già un mese fa da Spagna, Francia, Inghilterra e da tutti quei paesi dove la seconda ondata è in atto da agosto sono arrivati segnali chiari in tal senso. E tre settimane fa Anthony Fauci, considerato il più autorevole virologo negli Stati Uniti, ci aveva avvisati “Anche voi italiani dovete stare in guardia perché il rischio è che ci sia una seconda ondata di contagi ancora peggiore della prima”.
Eppure se ci guardiamo attorno non sembra che ci sia la consapevolezza di tutto ciò: si vedono ovunque comportamenti che non hanno alcuna giustificazione, giovani e meno giovani sordi all’invito che ogni giorno viene ripetuto all’infinito: mascherina, igiene delle mani, distanziamento. Non c’è altra possibilità, in attesa di quel vaccino che, se arriverà, sarà disponibile solo tra alcuni mesi.
Nel frattempo solo noi possiamo fare la differenza tra una vita limitata ma accettabile e una (ben che vada) disattenta ma costellata di possibili sofferenze.
E alle autorità si chiede di svolgere fino in fondo il compito loro affidato: quello di vigilare sul rispetto delle norme in vigore. Anche questo fa la differenza.
Paolo Bissoli