In Brasile a rischio lo Stato democratico

Coronavirus: lettera di 152 vescovi brasiliani sulla crisi in atto nel Paese  

Jair Bolsonaro, presidente del Brasile
Jair Bolsonaro, presidente del Brasile

“Il Brasile attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia, uguale ad una ‘tempesta perfetta’ che, dolorosamente, deve essere attraversata. La causa di questa è la combinazione di una crisi sanitaria senza precedenti, di un crollo schiacciante dell’economia e del clima di tensione che ha colpito le fondamenta della Repubblica, causata in larga parte dal presidente della Repubblica e da altri settori della società, con conseguente profonda crisi politica e di governabilità”.
È questa la dura accusa verso il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, contenuta in una lettera firmata da 152 vescovi brasiliani (i cui nomi non sono stati resi noti), quasi la metà dell’intera Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb). Gli stessi firmatari, da quanto emerge informalmente, auspicano che la lettera sia valutata e assunta dal Consiglio permanente della Cnbb.
Il documento, infatti, non è stato firmato dal presidente dell’organismo, dom Walmor Oliveira de Azevedo, né dagli altri esponenti della Presidenza. Si legge nella lettera: “Analizzando lo scenario politico in modo spassionato, percepiamo in modo chiaro l’incapacità e la debolezza del Governo federale nell’affrontare questa crisi”. Le stesse riforme del lavoro e della sicurezza sociale hanno peggiorato la vita dei poveri, allentato il controllo e favorito la deforestazione, approvando l’uso di pesticidi, precedentemente vietato. “L’attuale sistema governativo, continua il documento, non pone al centro la persona umana e il bene di tutti, ma difende con intransigenza gli interessi di una ‘economia che uccide’ (Evangelii Gaudium, 53)”.
“Chiudendo gli occhi sugli appelli di organismi nazionali e internazionali, il Governo federale dimostra omissione, disinteresse e rifiuto verso la parte più povera e più vulnerabile della società… Perfino la religione è usata per manipolare sentimenti e credenze, provocare divisioni, diffondere odio, creare tensioni tra le Chiese e i loro dirigenti… Tutti, persone e istituzioni, saremo giudicati per le azioni o omissioni in questo momento molto serio e portatore di grandi sfide”.
Concludono i 152 vescovi: “Questo è il momento dell’unità e del rispetto delle pluralità! Per questo motivo, proponiamo un ampio dialogo nazionale che coinvolga coloro che credono nei valori dell’umanesimo, persone impegnate nella democrazia, movimenti sociali, uomini e donne di buona volontà, in modo da ripristinare il rispetto della Costituzione federale e dello Stato di diritto democratico, nel quale l’etica ispiri la politica, ci sia trasparenza nell’informazione e nella spesa pubblica, con un’economia che miri al bene comune, con una giustizia socio-ambientale, con la garanzia di ‘terra, casa e lavoro’, con la difesa della famiglia, con un’istruzione e un sistema sanitario adeguati e di qualità per tutti i cittadini”.