L’associazione non ha rinunciato all’appuntamento annuale degli esercizi spirituali. Si sono svolti il 19 aprile con 40 persone collegate via internet
“Grazie!”: è con questa parola eucaristica che domenica 19 aprile, alle 20, si sono conclusi gli esercizi spirituali on line, che l’ Azione Cattolica diocesana ha voluto sperimentare in questo tempo di pandemia. Un’esperienza nuova e una sfida: come uscire dal proprio ambiente rimanendo a casa, come incontrare guide spirituali stando lontani, come pregare insieme, come sentire la presenza degli altri che stanno facendo un cammino con te. Soprattutto, come essere in contatto eucaristico con Gesù senza Eucarestia. Sicuramente sono mancati gli aspetti sacramentali: non ci sono state confessioni, non c’è stata una Messa in presenza con la comunione sacramentale.
Ma le 40 persone collegate con diversi mezzi informatici dalle 18 del venerdì alla cena della domenica hanno espresso all’unisono il loro grazie al Signore per l’esperienza vissuta. Il titolo degli Esercizi ha ripreso il versetto 3 del capitolo 22 dell’Apocalisse – “E non vi sarà più maledizione” – e il sottotitolo spiegava: “Perché la notte non sia solo inquietudine, ma luogo in cui Dio si manifesta”.
L’idea portante è stata quella di rimanere fortemente legati al tempo che stiamo vivendo per scrutare la propria fede e la propria vita nell’oggi e nella concretezza. Erano esercizi inizialmente pensati per il ponte del 1° maggio e con lo sfondo dell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco sul disastro ambientale; a questo sfondo si è affiancato il Covid.
L’assistente diocesano AC, don Piero Albanesi, ha sviluppato i contenuti di Apocalisse con una introduzione e sei meditazioni seguite in diretta dai partecipanti sulla piattaforma Zoom. Questi si sono ricavati uno spazio personale “dentro le proprie mura” dove poter vivere i momenti di silenzio e di preghiera personale; si sono anche impegnati a rimanere in un clima di raccoglimento e nel silenzio anche al di fuori degli orari di collegamento, così da rendere al massimo proficuo il lavoro da fare insieme allo Spirito. Unica eccezione: non è stato richiesto il silenzio durante i pasti per chi non vive da solo.
Come è caratteristica degli esercizi proposti dall’AC diocesana, ci sono stati momenti di confronto con la realtà sociale. Quattro gli interventi sulle piaghe moderne: l’infermiera Michela Balloni, che ha raccontato la propria esperienza nel reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Versilia; Davide Tondani, che ha puntualizzato i limiti dell’economia capitalistica con la sua produzione di enormi squilibri sociali; Alberto Grossi, che ha mostrato soprattutto con delle immagini la condizione di grave disastro del pianeta a partire dal nostro territorio; Roberto Di Matteo, che ha evidenziato le povertà della nostra provincia, soprattutto la carenza di cultura imprenditoriale.
Confronto nella condivisione del percorso e della preghiera, in piccoli gruppi di cinque persone: due le occasioni attraverso la piattaforma Skype. E soprattutto il confronto a tu per tu con una guida attraverso Skype, o WhatsApp video o semplicemente per telefono. I promotori vogliono ringraziare Cristina Babboni, Lisa Balloni, Rossella Bugliani, Giovanni Cipollini, Lia Giugni, Donatella Fatigante che hanno dato la loro disponibilità a fare questo servizio: di ascolto, di compartecipazione, di confronto. La messa della domenica è stata seguita sul canale Youtube della parrocchia della Madonna del Cavatore di Bonascola.
Non sono mancati due forti momenti celebrativi. Il primo, l’Adorazione della Croce, che ogni partecipante, nelle prime 24 ore, ha tenuta velata accanto a sé e che è stata svelata come strumento che rivela (svela) (apocalisse = rivelazione) il vero senso della vita e della storia dell’umanità e di tutta la creazione. Il secondo, conclusivo del percorso, che ha celebrato l’impegno della Chiesa e di ogni cristiano di “partorire” (come la donna del Libro Sacro) il Bambino al mondo; in modo non violento per affrontare il drago, che è solo morte, male e divisione.
Come l’apostolo Tommaso, i partecipanti hanno concluso toccando le ferite e baciando le piaghe del Crocifisso, segno di accoglienza del suo modo di essere e di affrontare la vita. “Grazie per la testimonianza di tutti di voler essere una Chiesa in uscita – hanno sottolineato – che non si chiude nello spiritualismo ma vuole essere al servizio del mondo. L’ultimo grazie a Marco Gervastri che, rinunciando a seguire il cammino spirituale, ha curato la parte tecnica permettendo a tutti di essere partecipi nel modo più completo possibile”.