Taglio dei parlamentari, si farà il referendum

Superato il quorum delle firme in Senato la parola passa alla Cassazione

Il Presidente del Consiglio Conte in Senato
Il Presidente del Consiglio Conte in Senato

La legge costituzionale che taglia drasticamente il numero dei parlamentari sarà sottoposta a una consultazione popolare e quindi, calcolati tutta una serie di tempi tecnici, non entrerà in vigore prima dell’estate del prossimo anno. Sempre che l’esito del voto sia favorevole, come sembra ampiamente probabile.
C’era tempo fino al 12 gennaio per raccogliere le firme di almeno un quinto dei membri di uno dei due rami del Parlamento, ma al Senato il quorum è stato già raggiunto. La richiesta dovrà passare al vaglio tecnico della Cassazione e poi il governo avrà tempo due mesi, a partire dal 12 gennaio, per fissare la data del referendum che si terrà nella tarda primavera.
Tra i firmatari la maggioranza è nettamente rappresentata da senatori di Forza Italia, ci sono però anche esponenti del Pd, del M5S, di Italia Viva e due ex-grillini passati alla Lega. Nel variegato gruppo c’è chi è contrario al taglio, ovviamente, e chi invece è favorevole e al referendum voterà sì, ma riteneva comunque necessario consultare direttamente i cittadini.
09Parlamento_MontecitorioDietro tutta l’operazione, tuttavia, si è giocata anche una partita sulla durata della legislatura. In caso di scioglimento delle Camere, il taglio dei parlamentari scatterebbe non prima di due mesi dall’entrata in vigore della riforma, quindi in un eventuale voto anticipato di qui alla prossima estate i cittadini si troverebbero a eleggere ancora un Parlamento con 945 membri e non di 600 come previsto dalle nuove norme.
Di fronte a questo scenario, l’idea di rinviare l’esecutività del taglio attraverso la richiesta di referendum era sembrata in un primo momento funzionale a garantire la durata della legislatura almeno fino alla seconda metà del 2020.
Più recentemente, tra le forze contrarie al governo in carica ha preso piede un’opposta corrente di pensiero secondo cui proprio il rinvio del taglio dei parlamentari potrebbe favorire le elezioni anticipate perché i parlamentari in carica, che solitamente fanno resistenza allo scioglimento delle Camere per conservare la propria posizione, potrebbero scegliere di affrontare per un’ultima volta un’elezione con quasi mille seggi da assegnare a fronte dei seicento previsti da una riforma destinata comunque a diventare esecutiva nella tornata successiva.
Discorso analogo vale per i partiti minori, tanto più che la legge elettorale attuale ha una soglia di sbarramento molto bassa e consente di acquisire qualche seggio con un numero limitato di consensi. Finora, nei ripetuti voti di fiducia degli ultimi giorni, il governo ha dimostrato in Parlamento una buona tenuta numerica, anche al Senato, dove la maggioranza ha margini piuttosto ridotti.
Ma il quadro politico è in continua fibrillazione e la sensazione è che la possibilità di un incidente di percorso sia sempre dietro l’angolo.