La scelta di Fivizzano: a Gragnola la Casa della salute

Vecchie e nuove polemiche sul numero e sull’ubicazione dell’importante struttura sanitaria

Vista dall'alto della frazione di Gragnola
Vista dall’alto della frazione di Gragnola

Il sindaco di Fivizzano Paolo Grassi ha dato l’annuncio ufficiale che a Gragnola sarà aperta una “Casa della salute”. La notizia non rappresenta una novità né ha colto di sorpresa, per lo meno, i cittadini che seguono le vicende della riorganizzazione dei servizi sociosanitari portata avanti dalla Regione Toscana in tutto il territorio di sua competenza. Serviranno 213.000 euro per ristrutturare il piano terra dell’edificio che un tempo ospitava le scuole e il termine dei lavori è previsto per dicembre 2019. Il finanziamento è in parte di provenienza privata – 100.000 dalla Fondazione Carispe – e in parte pubblica – 50.000 dall’ASL, 63.000 dal Comune -. Le Case della salute, quando il Consiglio regionale prese la decisione di istituirle, furono definite dall’allora assessore alla Sanità, Marroni, “un pilastro della riforma sanitaria… invidiato da tutta l’Italia”. Il programma per la Lunigiana, sancito nei Patti territoriali e sottoscritto, a suo tempo, da tutti i sindaci – ad eccezione di quelli di Pontremoli e Zeri -, ne prevedeva quattro – sulle 120 in Toscana – da collocarsi ad Aulla, Villafranca, Pontremoli, Fivizzano, con sede in Gragnola. Attualmente sono in funzione quelle di Aulla e di Villafranca. Il principio ispiratore è la distribuzione del servizio sanitario sul territorio per alcune prestazioni, al fine di decongestionare gli ospedali e di “avvicinare il medico” ai cittadini. Da qui il motto “non più l’ospedale sottocasa, ma il medico a casa”, che ha portato alla creazione degli ospedali unici (il NOA, nel caso della nostra provincia) e all’impegno di salvaguardare, per funzione differenziate, i piccoli ospedali, come quelli di Pontremoli e Fivizzano, come sancito, appunto, dai Patti Territoriali. Vi si legge, ad esempio, che nelle Case della Salute si troveranno i medici di medicina generale (MGM), associati nella forma di medicina di gruppo, vero fulcro del sistema, in quanto coordinatori della cura e della prevenzione delle persone di una comunità. Inoltre vi opereranno infermieri professionali per cure domiciliari, specialisti ambulatoriali, il centro unico di prenotazioni, il punto prelievi, la continuità assistenziale che si integra con la guardia medica. Insomma, se organizzate come previsto, quelle strutture si possono considerare un poliambulatorio territoriale, un pronto soccorso extraospedaliero.

La sede della Società della Salute a Aulla
La sede della Società della Salute a Aulla

L’intento della riforma sembra positivo, con finalità migliorative rispetto all’esistente, ma molti sono gli interrogativi che le persone si pongono, ancor di più i giudizi che, a proposito e, più spesso, a sproposito vengono espressi, in particolare sui social: Perché è stata individuata in Gragnola la sede? I medici di “famiglia” potranno mantenere gli attuali ambulatori o tutti i pazienti del Comune dovranno recarsi a Gragnola e, magari, rivolgersi ad un medico diverso dal loro? Non è un po’ scomoda la sede per un cittadino, ad esempio, di Sassalbo? Non potrebbe essere collocata, a minor spesa, nel prefabbricato che ospitava l’asilo, luogo più adatto anche per il parcheggio? Non si dovrebbe tener conto, nella loro istituzione, anche della morfologia e della distribuzione della popolazione, e non solo del numero degli abitanti (la n. 40 di Scandicci fa riferimento a 16.000, La Rosa della Valdera a 20.000)? Non sarebbe più opportuno, considerato tutto questo, crearne due, ipotesi non esclusa, a sentire, neppure dalle istituzioni competenti? La questione non è semplice e si sta già rinnovando la polemica di qualche anno fa, alimentata dai vari Comitati, dai partiti, dai gruppi consigliari, con il rischio che un riordino dei servizi, concepito dalla Regione per rafforzare il welfare territoriale e per venire incontro alle esigenze vecchie e nuove dei cittadini, utilizzando al meglio le risorse, si trasformi in un fallimento. Proprio per questo c’è bisogno di una corretta e capillare informazione, di un dibattito aperto con le persone. Le istituzioni se ne dovrebbero far carico, prima che il dibattito sfugga di mano. Andreino Fabiani