
Amministrative: il ballottaggio è tra Cristina Ponzanelli (33,5%) ed il sindaco uscente Alessio Cavarra (31,7%)

Che un’altra storica roccaforte della sinistra sia caduta è ancora presto per dirlo: a Sarzana tutto è rimandato di due settimane, quando Cristina Ponzanelli (centrodestra) e il sindaco uscente Alessio Cavarra (PD) si scontreranno al ballottaggio. Ma l’esito delle urne aperte domenica notte ha senz’altro segnato un passaggio di epoca: nel 2013 Cavarra fu eletto sindaco al primo turno, come sempre avvenne per i suoi predecessori eletti con il maggioritario, Guccinelli e Caleo; per la prima volta il centrosinistra è costretto a giocarsela ai tempi supplementari. Non solo: nel 2013 Cavarra, allora consigliere regionale quarantenne, fu votato da 6.755 elettori (67%), il PD ottenne il 41%, percentuale che, sommata con le liste dell’area di sinistra, saliva al 55%.

Dati in linea con la tradizione locale, nonostante quelle comunali arrivassero tre mesi dopo elezioni nazionali da cui il centrosinistra uscì “non vincitore”. Di tutt’altro segno i risultati di quest’anno: i voti a Cavarra si sono quasi dimezzati (3.649, il 31,72%) e la somma dei consensi ai candidati sindaci riconducibili al centrosinistra si ferma a 5.960 (51,8%). Solo il 24% dei voti è andato al PD, anche se il dato va considerato alla luce della presenza di ben 4 liste civiche di “area” a sostegno del sindaco uscente. Dall’altro lato, il centro destra è passato dai 1.923 voti del 2013 ai 3.853 (33.5%) andati alla quarantaduenne avvocatessa Ponzanelli, mentre il Movimento 5 Stelle avanza solo dai 1.408 voti di 5 anni fa ai 1.688 (14,67%) di domenica. Come alla Spezia e nel resto di Val di Magra e Lunigiana, i grillini, nonostante la performance nazionale fanno fatica a costruire sui territori una compagine di amministratori affidabile, come mostra la vicenda di Giovanni Giannini, candidato sindaco di 5 anni fa, migrato a Londra, decaduto dal consiglio comunale per le sue assenze. Contro il sindaco uscente hanno giocato i tempi e i modi della sua ricandidatura, tenuta in sospeso fino a gennaio (secondo i detrattori, per scrutare le possibilità di diventare parlamentare), ma anche il vento nazionale e la bocciatura di quel renzismo che ha trovato in Cavarra, seguace della prima ora del politico fiorentino, un fedele interprete locale. Ne sono indizi la sua maggioranza “larga” andata in frantumi, la sfiducia al presidente del consiglio comunale, le tensioni con i suoi predecessori – che pure lo avevano promosso e sostenuto – tacciati di avergli lasciato un comune immobile. In realtà, la città è parsa più ferma in questi 5 anni che in passato. L’immagine di Sarzana come centro di attrazione commerciale e culturale della Val di Magra si è appannata. Ai piani di rilancio commerciale e urbanistico del centro storico iniziati negli anni ’90 hanno fatto seguito la grande incompiuta del contestatissimo “Piano Botta”, una urbanizzazione aggressiva ai bordi del centro storico progettata sin dai tempi di Guccinelli, il degrado di Luni Mare e Marinella (con la liquidazione della Tenuta agricola), lo svuotamento del nuovo Ospedale San Bartolomeo, le criticità degli edifici scolastici. Considerazioni politiche e amministrative troveranno una risposta nel ballottaggio di domenica 25, quando i circa 18 mila elettori sarzanesi sceglieranno se interrompere o meno un’egemonia, quella della sinistra, che dura dal 1945, in favore di un centrodestra che sotto la regia di Giovanni Toti ha espugnato La Spezia lo scorso anno e tenuto in cassaforte, sempre domenica scorsa, Portovenere, dove Matteo Cozzani è stato confermato sindaco con il 67% dei suffragi. (Davide Tondani)