Pastorale della Salute, “uno sguardo che cambia la realtà”

A Roma il XX Convegno nazionale

21convegno_saluteSi è svolto a Roma dal 14 al 16 maggio scorsi il XX Convegno nazionale della Pastorale della Salute. Un appuntamento organizzato dalla CEI, che ha coinvolto medici, giuristi, sacerdoti e religiosi, impegnati in questo delicato settore pastorale, orientato alla cura della persona, nell’ottica che il malato non è la sua malattia.
Infatti è stato ribadito nella tre giorni di lavori del convegno che di fronte alle sfide economiche, sociali e culturali, ogni operatore sanitario deve saper reagire con competenza, umanità e speranza, andando oltre le logiche che fanno capo a interessi più o meno scientifici oppure meramente economici e commerciali. Su questa linea si è mosso anche il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente di Caritas italiana e della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute.
A giudizio di mons. Montenegro il malato non è un caso da studiare ma è anzitutto un uomo con “il diritto di vivere e sperare fino alla fine”, ribadendo che “per la Chiesa le fragilità sono dono e opportunità che trasformano le ferite in feritoie”.
Al convegno nazionale ha preso parte anche don Cesare Cappè, parroco in Carrara e direttore diocesano dell’Ufficio di Pastorale della Salute, che ha espresso apprezzamento e soddisfazione dei lavori dell’assemblea. Il sacerdote ha ribadito l’importanza di questi appuntamenti, momenti che rappresentano uno scambio di esperienze, di storie e soprattutto di punti di vista tra gli “addetti ai lavori”, ma che al tempo stesso ricordano a tutta la comunità ecclesiale l’importanza di accogliere la persona umana che vive l’esperienza della malattia. Don Cesare sottolinea come emblematico sia stato il manifesto che promuoveva il convegno (intitolato “Uno sguardo che cambia la realtà”): un iceberg in cui la parte emersa è minore di quella sott’acqua. Da qui l’invito a capovolgere la prospettiva abituale delle cose, anche nella nostra realtà fatta di strutture sanitarie e di tanti ammalati nelle parrocchie, perché di fronte alla sofferenza, la risposta profetica della Chiesa è l’offerta della speranza. (df)