L’arma della fame nella Grande Guerra

Cento anni fa il blocco navale e le sue conseguenze sulla popolazione civile (1917-1918)

10Naval_BlockadeGli ultimi due anni della Grande Guerra (1917-1918) furono durissimi per la morte per fame oltre che per fuoco tra i soldati e i civili, questi oltre alle rape non avevano quasi niente altro da mangiare. Le persone erano talmente deboli che morirono ovunque di influenza spagnola in molte centinaia di migliaia. L’Austria non ebbe più forze sufficienti per sostenere la guerra su tre fronti, italiano, occidentale e russo, le diserzioni furono molte e tanti scioperi nelle città, il morale di tutti sempre più depresso.
Per sconfiggere gli Imperi centrali e loro alleati le forze dell’Intesa, in particolare l’Inghilterra, usarono l’arma della fame mediante un serrato blocco navale con terribili conseguenze anche sui civili. Già nel 1915, quando si capì che la guerra sarebbe stata ben più lunga e costosa del previsto, impedire l’accesso alle risorse alimentari, per indurre alla resa e distruggere il morale dell’intera popolazione col blocco navale da parte dell’Intesa, si era andato consolidando come potente e sofisticata arma di guerra, a lungo considerata operazione lecita e le ricadute sui civili inevitabili effetti collaterali!
La carestia, per ragioni strategiche e di propaganda, è stata poco indagata fino alla storiografia più recente. Il controllo del mare dominato dalla Marina inglese tolse “la linfa vitale al nemico e vinse la guerra” provocando circa 13 milioni di vittime civili causa guerra (deportati, profughi, internati, morti per fame), secondo le stime del primo ministro inglese Atkinson Hobson.
Nell’altro schieramento, gli eserciti degli Imperi centrali, invasori nei territori occupati sul fronte occidentale, russo, balcanico sfruttarono risorse, fecero massacri devastanti, stupri, rappresaglie indiscriminate, feroci misure coercitive.
In Turchia ci fu genocidio degli Armeni ancora oggi non riconosciuto dal governo turco. La ripresa nel 1917 della guerra sottomarina da parte dei tedeschi non fu così grave da fiaccare gli inglesi e gli americani intervenuti in guerra, che rafforzarono il blocco navale per affamare sempre più la Germania, dove sparirono dal mercato cereali, carne, latte, fibre tessili per difendersi dal freddo, aumentarono di molto tubercolosi, mortalità infantile e ogni altra morbilità.
I dati tragici sulla carestia che qui riportiamo sono presi da un recente e puntuale studio di Bruna Bianchi, che riguarda tutti i paesi. La situazione in Italia è gravissima soprattutto nei territori del Veneto e Friuli Venezia Giulia occupati dagli austro-tedeschi dopo la disfatta di Caporetto fino alla linea di resistenza sul Piave. Molto alto il numero dei morti; saccheggi e requisizioni dei mezzi di sopravvivenza, smantellate industrie e filande, proibita la macellazione. Le risorse locali venivano date alle truppe occupanti o inviate in Austria e Germania dove nel 1918 furono inviati 5529 vagoni colmi di materie prime, derrate alimentari, macchinari.
Nella primavera del 1918 la disponibilità pro capite di farina era ridotta a 100 gr. al giorno, ma in alcuni casi scese a 15-17. Prima della nuova mietitura le popolazioni di quel territorio vissero solo di ortaggi, erbe selvatiche, foglie d’alberi, farina ricavata dai gusci secchi dei fagioli e dai torsi del mais. Le donne come potevano provvedevano alla sopravvivenza nascondendo cibo, spigolando e rubando. A settembre di nuovo fu incubo da carestia, in un anno di occupazione i morti erano aumentati di 29.756 unità rispetto alla media di prima della guerra, la percentuale di mortalità salì al 50%.
La Croce Rossa Italiana, il Vaticano chiesero di dare aiuto, ma il governo italiano rifiutò perché dare rifornimenti alimentari “avrebbe potuto minare lo spirito di resistenza o si sarebbe risolto in un vantaggio per il nemico” e rifiutò anche il trasferimento di bambini in Svizzera perché avrebbe dato al nemico “l’opportunità di disfarsi di tante bocche inutili”.
Quando venne la pace vendicativa dei vincitori si volle isolare la Germania togliendole anche la libertà di pesca e commercio nel mar Baltico, continuando il blocco navale. Le voci di dissenso furono parole al vento, come lo sono oggi quelle che vengono dalla Siria e tanto altro.

(m.l.s.)

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